il FONDOMAGAZINE DI MIRO RENZAGLIA
29 gennaio 2009
INSERTO DEL GIOVEDI
Popeje + Corriere dei PiccoliOvvero: 180 anni in due e non dimostrarli
articolo diSusanna Dolci
nell'edicola di via
www.mirorenzaglia.org
venerdì 30 gennaio 2009
lunedì 26 gennaio 2009
nomine e lobby
New York, 24 gen. (Apcom) -
A pochi giorni dall'annuncio di Barack Obama di voler limitare l'influenza delle lobby sulle decisioni del governo è già polemica su una delle sue prime nomine militari. L'ex rivale di Obama alle presidenziali, il senatore repubblicano John McCain, si è scagliato nelle ultime ore contro la scelta di William J. Lynn a numero 2 del dipartimento della Difesa.
Lynn è stato un lobbista di primo piano nell'ambiente militare, alle dipendenze per anni di Raytheon, uno dei più grandi appaltatori del Pentagono.
McCain, che fa parte della commissione del Senato sui Servizi Militari, ha detto che si opporrà alla scelta e che vuole avere maggiori informazioni in proposito.
L'amministrazione americana ha chiesto per Lynn una deroga rispetto alla regola che vieta ad un lobbista di lavorare in un ufficio governativo dello stesso settore, prima che siano passati due anni dal suo precedente incarico.
Lynn ha comunque annunciato che venderà le sue azioni della Raytheon ma che non si asterrà dal prendere decisioni in merito ai suoi precedenti datori di lavoro. A scegliere il lobbista come suo vice è stato il segretario alla Difesa, Robert Gates.
Raytheon è il maggior produttore mondiale di missili teleguidati ed i suoi contratti con il Pentagono pesano per circa il 90% sul proprio fatturato, che si aggira attorno ai 20 miliardi di dollari l'anno.
A pochi giorni dall'annuncio di Barack Obama di voler limitare l'influenza delle lobby sulle decisioni del governo è già polemica su una delle sue prime nomine militari. L'ex rivale di Obama alle presidenziali, il senatore repubblicano John McCain, si è scagliato nelle ultime ore contro la scelta di William J. Lynn a numero 2 del dipartimento della Difesa.
Lynn è stato un lobbista di primo piano nell'ambiente militare, alle dipendenze per anni di Raytheon, uno dei più grandi appaltatori del Pentagono.
McCain, che fa parte della commissione del Senato sui Servizi Militari, ha detto che si opporrà alla scelta e che vuole avere maggiori informazioni in proposito.
L'amministrazione americana ha chiesto per Lynn una deroga rispetto alla regola che vieta ad un lobbista di lavorare in un ufficio governativo dello stesso settore, prima che siano passati due anni dal suo precedente incarico.
Lynn ha comunque annunciato che venderà le sue azioni della Raytheon ma che non si asterrà dal prendere decisioni in merito ai suoi precedenti datori di lavoro. A scegliere il lobbista come suo vice è stato il segretario alla Difesa, Robert Gates.
Raytheon è il maggior produttore mondiale di missili teleguidati ed i suoi contratti con il Pentagono pesano per circa il 90% sul proprio fatturato, che si aggira attorno ai 20 miliardi di dollari l'anno.
il FONDO MAGAZINE
DI MIRO RENZAGLIAn.
33 / 26 gennaio 2009
è nell'edicola di via
www.mirorenzaglia.org
in questo numero articoli di
Francesco Boco, Davide Corbelletto, Nando Dicè, Giovanni Di Martino, Mario Grossi, Romano Guatta Caldini, Amanda Incardona, Miro Renzaglia, Luca Leonello Rimbotti, Angelo Spaziano, Federico Zamboni
33 / 26 gennaio 2009
è nell'edicola di via
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in questo numero articoli di
Francesco Boco, Davide Corbelletto, Nando Dicè, Giovanni Di Martino, Mario Grossi, Romano Guatta Caldini, Amanda Incardona, Miro Renzaglia, Luca Leonello Rimbotti, Angelo Spaziano, Federico Zamboni
sabato 24 gennaio 2009
Incontro dibattito
Firenze, 4 Febbraio 2009
Presso la «Stanza delle Laudi» nel Convento di San Francesco, via A. Giacomini 3, si terrà a partire dalle ore 15:30 il dibattito:
dopo Gaza
i conflitti nel vicino Oriente
tra silenzi e mistificazioni
Incontro-dibattito promosso da:
. Provincia dei Frati Minori di Toscana
. Gruppo Dìa-Léghein
. Mensile «Diorama letterario»
. Quadrimestrale «La Porta d’Oriente»
Apriranno la discussione le relazioni di:
Franco Cardini (Istituto Italiano di Scienze Umane)
Marco Tarchi (Università di Firenze)
Danilo Zolo (Università di Firenze)
Seguirà il dibattito.
Sono stati invitati a intervenire i rappresentanti delle comunità religiose presenti in Firenze.
MODERATORE
Alessandro Bedini, giornalista
Info. Alessandro Bedini bedini@inwind.it
Firenze è la città di Giorgio La Pira che tra la fine degli anni Cinquanta e i Sessanta, assecondando la vocazione internazionale di questa città, riuscì a far incontrare algerini e francesi, arabi e israeliani, si recò ad Hanoi per incontrare il presidente Ho Ci Min per far cessare la guerra tra Stati Uniti e Vietnam. Questa grande tradizione è stata dimenticata dal mondo politico e culturale fiorentino, tutto ripiegato sulle questioni interne e per niente interessato ad assecondare la vocazione internazionale della città.
In un momento tanto delicato come questo, con le tante guerre in atto: Afghanistan, Irak, Libano e ultimamente di nuovo la Palestina, con la gravissima crisi di Gaza, riteniamo opportuno e doveroso riprendere il filo del discorso interrottosi oramai da decenni, proponendo un’iniziativa che contribuisca innanzitutto a informare su come stiano veramente le cose nel Vicino Oriente e se possibile indicare soluzioni praticabili per far cessare lo stato di guerra permanente che da sessant’anni continua a martoriare quelle terre. Intendiamo offrire un contributo che, nel solco della tradizione inaugurata da La Pira, faccia di Firenze un luogo di incontro, di stimolo, di proposta affinché una giusta pace possa essere il traguardo che tutti gli uomini di buona volontà intendano raggiungere.
Questo primo incontro tra uomini di cultura: politologi, storici, rappresentanti delle diverse comunità presenti e operanti nel Vicino Oriente, vuole analizzare l’attuale situazione da differenti punti di vista, intende soprattutto offrire una chiave di lettura, la più convincente possibile, sulle radici del conflitto in atto, sui suoi successivi sviluppi, sugli esiti possibili e gli scenari che si vanno delineando. A questo incontro ne seguiranno altri, con l’auspicio che tutto questo possa servire a scuotere qualche coscienza.
Presso la «Stanza delle Laudi» nel Convento di San Francesco, via A. Giacomini 3, si terrà a partire dalle ore 15:30 il dibattito:
dopo Gaza
i conflitti nel vicino Oriente
tra silenzi e mistificazioni
Incontro-dibattito promosso da:
. Provincia dei Frati Minori di Toscana
. Gruppo Dìa-Léghein
. Mensile «Diorama letterario»
. Quadrimestrale «La Porta d’Oriente»
Apriranno la discussione le relazioni di:
Franco Cardini (Istituto Italiano di Scienze Umane)
Marco Tarchi (Università di Firenze)
Danilo Zolo (Università di Firenze)
Seguirà il dibattito.
Sono stati invitati a intervenire i rappresentanti delle comunità religiose presenti in Firenze.
MODERATORE
Alessandro Bedini, giornalista
Info. Alessandro Bedini bedini@inwind.it
Firenze è la città di Giorgio La Pira che tra la fine degli anni Cinquanta e i Sessanta, assecondando la vocazione internazionale di questa città, riuscì a far incontrare algerini e francesi, arabi e israeliani, si recò ad Hanoi per incontrare il presidente Ho Ci Min per far cessare la guerra tra Stati Uniti e Vietnam. Questa grande tradizione è stata dimenticata dal mondo politico e culturale fiorentino, tutto ripiegato sulle questioni interne e per niente interessato ad assecondare la vocazione internazionale della città.
In un momento tanto delicato come questo, con le tante guerre in atto: Afghanistan, Irak, Libano e ultimamente di nuovo la Palestina, con la gravissima crisi di Gaza, riteniamo opportuno e doveroso riprendere il filo del discorso interrottosi oramai da decenni, proponendo un’iniziativa che contribuisca innanzitutto a informare su come stiano veramente le cose nel Vicino Oriente e se possibile indicare soluzioni praticabili per far cessare lo stato di guerra permanente che da sessant’anni continua a martoriare quelle terre. Intendiamo offrire un contributo che, nel solco della tradizione inaugurata da La Pira, faccia di Firenze un luogo di incontro, di stimolo, di proposta affinché una giusta pace possa essere il traguardo che tutti gli uomini di buona volontà intendano raggiungere.
Questo primo incontro tra uomini di cultura: politologi, storici, rappresentanti delle diverse comunità presenti e operanti nel Vicino Oriente, vuole analizzare l’attuale situazione da differenti punti di vista, intende soprattutto offrire una chiave di lettura, la più convincente possibile, sulle radici del conflitto in atto, sui suoi successivi sviluppi, sugli esiti possibili e gli scenari che si vanno delineando. A questo incontro ne seguiranno altri, con l’auspicio che tutto questo possa servire a scuotere qualche coscienza.
giovedì 22 gennaio 2009
FondoMagazine
il FONDOMAGAZINE DI MIRO RENZAGLIA
22 gennaio 2009
INSERTO DEL GIOVEDI
Il Congo e la guerra mondiale in Africa
articolo diGiovanni Di Silvestre
nell'edicola di via www.mirorenzaglia.org
22 gennaio 2009
INSERTO DEL GIOVEDI
Il Congo e la guerra mondiale in Africa
articolo diGiovanni Di Silvestre
nell'edicola di via www.mirorenzaglia.org
AVSI:solidarietà ai cristiani di Gaza
22/01/2009 - Oltre tremila i cristiani nella Striscia di Gaza. L'Avsi fa proprio l'appello della Custodia di Terra Santa e del Patriarcato Latino promuovendo una raccolta di fondi per aiutarli
L’Avsi fa proprio l’appello della Custodia di Terra Santa e del Patriarcato Latino per una campagna di solidarietà in favore dei tremila cristiani di Gaza e delle loro opere di carità.I fondi verranno destinati, in collaborazione con Ats, l’associazione non profit della Custodia di Terra Santa, alle popolazioni della parrocchia cattolica latina di Gaza City e delle altre realtà missionarie nella Striscia, che da anni, con la loro silenziosa e quotidiana presenza, cercano di rispondere ai bisogni delle persone più fragili e sono segno evidente della possibile convivenza anche tra popoli in guerra.Per maggiori informazioni potete consultare il sito www.avsi.org
Per sostenere l’iniziativa, i bonifici vanno indirizzati con causale “emergenza Palestina” a: c/c intestato ad Avsi Credito ArtigianoSede Milano Stelline, Corso Magenta, 59 - Milano IBAN IT68Z0351201614000000005000 SWIFT CODE: ARTIITM2
L’Avsi fa proprio l’appello della Custodia di Terra Santa e del Patriarcato Latino per una campagna di solidarietà in favore dei tremila cristiani di Gaza e delle loro opere di carità.I fondi verranno destinati, in collaborazione con Ats, l’associazione non profit della Custodia di Terra Santa, alle popolazioni della parrocchia cattolica latina di Gaza City e delle altre realtà missionarie nella Striscia, che da anni, con la loro silenziosa e quotidiana presenza, cercano di rispondere ai bisogni delle persone più fragili e sono segno evidente della possibile convivenza anche tra popoli in guerra.Per maggiori informazioni potete consultare il sito www.avsi.org
Per sostenere l’iniziativa, i bonifici vanno indirizzati con causale “emergenza Palestina” a: c/c intestato ad Avsi Credito ArtigianoSede Milano Stelline, Corso Magenta, 59 - Milano IBAN IT68Z0351201614000000005000 SWIFT CODE: ARTIITM2
Dai quotidiani di oggi
L'Onda contesta Fini : "Sei un fascista"
Nulla è piu' terribile di un'ignoranza attiva. Goethe Massime e riflessioni
Nulla è piu' terribile di un'ignoranza attiva. Goethe Massime e riflessioni
mercoledì 21 gennaio 2009
Israele,la destra e i sensi di colpa
Suggerisco la lettura di questo articolo di Francesco Mancinelli
http://www.mirorenzaglia.org/?p=5279
http://www.mirorenzaglia.org/?p=5279
lunedì 19 gennaio 2009
Liberali, puri e duri
Articolo tratto dall'edizione n° 7 del 16 Gennaio 2009 de L'OPINIONE
Liberali puri e duri: Pannunzio e la sua eredità”, questo il titolo del volume scritto dal presidente del Centro Pannunzio, Pier Franco Quaglieni, pubblicato da Genesi editrice e presentato martedì scorso al Circolo dei Lettori a Torino. Quaglieni ha raccontato alla sala colma di partecipanti di condividere con Pannunzio non solo il suo spirito liberale ma anche la sua predilezione per la pigrizia, non tanto per quanto riguarda lo scrivere (Pannunzio ha scritto relativamente poco, mentre Quaglieni ha scritto tanto) quanto per la mancata diligenza nel ritagliare e conservare il frutto del proprio lavoro. Tale pigrizia è stata vinta dalla rabbia, quando, a settembre, uscì un libro su Pannunzio che non menzionò per nulla i quarant’anni d’attività del Centro che porta il nome di Pannunzio, neppure come nota bibliografica. Così il frutto di quella rabbia ci ha regalato questa raccolta di articoli e saggi su Pannunzio e il suo pensiero scritti da Qualgieni ed altri che Daniele Capezzone, Alberto Mingardi e Dino Cofrancesco hanno presentato martedì scorso. E’ stato Riccardo de Caria a fare gli onori di casa, coordinare gli interventi e leggere la lettera di lodi per l’opera pervenuta dal Ministro della Cultura, Sandro Bondi, mentre l’onorevole Jas Gawronski, autore della prefazione, è intervenuto telefonicamente, leggendo una lettera piena di apprezzamenti da parte del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
I saggi contenuti nel volume di Quaglieni mettono in risalto elementi riguardo a Pannunzio che sono rimasti oscurati per decenni, come l’esperienza del quotidiano “Risorgimento liberale” fondato e diretto da Pannunzio dal 1944 al 1947. Secondo Quaglieni, “Chi ha voluto vedere in lui un laicista acre e intollerante e un antifascista pronto a sacrificare in nome dell’unità antifascista i valori della libertà appena riconquistata troverà nelle pagine del libro motivo di riflessione. Pannunzio si schierò con un manifesto liberale contro il Fronte popolare nel 1948, aderì all’associazione della libertà della cultura di Silone e Chiaromonte, e promosse un manifesto di condanna dell’invasione dell’Ungheria che non ha nulla da spartire con l’equivoco manifesto dei 101 intellettuali comunisti che presero timidamente le distanze da Mosca di fronte a Budapest schiacciata dai carri armati sovietici.” Inoltre, nel 1967, Pannunzio “ruppe in modo definitivo amicizie personali per la sua totale solidarietà ad Israele.”
La sua esperienza al “Mondo”, il settimanale di politica e cultura fondato e diretto da Pannunzio dal 1949 al 1966, fu, invece, in termini politici, “una reazione al 18 aprile 1948: all’egemonia democristiana e alla minaccia totalitaria dei comunisti.” Pannunzio seppe, “distinguere De Gasperi, grande statista, da Togliatti politico abile e privo di scrupoli morali.” Quaglieni ricorda che Luigi Sturzo fu tra i collaboratori del “Mondo”, su cui pagine sostenne la cosiddetta ‘legge truffa’ del 1953, legge che ambiva a risolvere un problema che afflisse la democrazia italiana per decenni: l’ingovernabilità. Quaglieni rivendica con orgoglio il fatto che il Centro abbia ricordato Mario Pannunzio per 40 anni con convegni , incontri, mostre, iniziative, premi e inviti a studiosi di diverso orientamento politico, mentre altri lo avevano messo nel dimenticatoio: assente nelle storie della letteratura, nei manuali scolastici e nelle università. Oggi, invece, le persone più impensabili pretendono addirittura di essere il suo erede, un tentativo d’appropriamento indebito della figura di Pannunzio che Quaglieni respinge con fermezza. I relatori hanno risposto ognuno a modo suo riguardo ai pretendenti eredi pannunziani e liberali. Per Capezzone, se tutti coloro che dicono di essere stati presenti nella redazione del “Mondo” lo fossero stati realmente, il “Mondo” avrebbe dovuto aver la sua sede allo Stadio Olimpico. Per Alberto Mingardi, la “sbornia di liberalismo” che scoppiò dopo la caduta del muro di Berlino ha prodotto lo stesso effetto che l’inflazione fa sul valore della moneta: abbassandolo. Professor Dino Cofrancesco, invece, si è lamentato di quelli che fanno parte di una certa sinistra che soffrono di un inguaribile snobismo, malati del complesso dei migliori, che pretendono dopo due secoli di interpretare a modo proprio ciò che Tocqueville intendeva per la “tirannia della maggioranza”.
Sandra Giovanna Giacomazzi
Liberali puri e duri: Pannunzio e la sua eredità”, questo il titolo del volume scritto dal presidente del Centro Pannunzio, Pier Franco Quaglieni, pubblicato da Genesi editrice e presentato martedì scorso al Circolo dei Lettori a Torino. Quaglieni ha raccontato alla sala colma di partecipanti di condividere con Pannunzio non solo il suo spirito liberale ma anche la sua predilezione per la pigrizia, non tanto per quanto riguarda lo scrivere (Pannunzio ha scritto relativamente poco, mentre Quaglieni ha scritto tanto) quanto per la mancata diligenza nel ritagliare e conservare il frutto del proprio lavoro. Tale pigrizia è stata vinta dalla rabbia, quando, a settembre, uscì un libro su Pannunzio che non menzionò per nulla i quarant’anni d’attività del Centro che porta il nome di Pannunzio, neppure come nota bibliografica. Così il frutto di quella rabbia ci ha regalato questa raccolta di articoli e saggi su Pannunzio e il suo pensiero scritti da Qualgieni ed altri che Daniele Capezzone, Alberto Mingardi e Dino Cofrancesco hanno presentato martedì scorso. E’ stato Riccardo de Caria a fare gli onori di casa, coordinare gli interventi e leggere la lettera di lodi per l’opera pervenuta dal Ministro della Cultura, Sandro Bondi, mentre l’onorevole Jas Gawronski, autore della prefazione, è intervenuto telefonicamente, leggendo una lettera piena di apprezzamenti da parte del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
I saggi contenuti nel volume di Quaglieni mettono in risalto elementi riguardo a Pannunzio che sono rimasti oscurati per decenni, come l’esperienza del quotidiano “Risorgimento liberale” fondato e diretto da Pannunzio dal 1944 al 1947. Secondo Quaglieni, “Chi ha voluto vedere in lui un laicista acre e intollerante e un antifascista pronto a sacrificare in nome dell’unità antifascista i valori della libertà appena riconquistata troverà nelle pagine del libro motivo di riflessione. Pannunzio si schierò con un manifesto liberale contro il Fronte popolare nel 1948, aderì all’associazione della libertà della cultura di Silone e Chiaromonte, e promosse un manifesto di condanna dell’invasione dell’Ungheria che non ha nulla da spartire con l’equivoco manifesto dei 101 intellettuali comunisti che presero timidamente le distanze da Mosca di fronte a Budapest schiacciata dai carri armati sovietici.” Inoltre, nel 1967, Pannunzio “ruppe in modo definitivo amicizie personali per la sua totale solidarietà ad Israele.”
La sua esperienza al “Mondo”, il settimanale di politica e cultura fondato e diretto da Pannunzio dal 1949 al 1966, fu, invece, in termini politici, “una reazione al 18 aprile 1948: all’egemonia democristiana e alla minaccia totalitaria dei comunisti.” Pannunzio seppe, “distinguere De Gasperi, grande statista, da Togliatti politico abile e privo di scrupoli morali.” Quaglieni ricorda che Luigi Sturzo fu tra i collaboratori del “Mondo”, su cui pagine sostenne la cosiddetta ‘legge truffa’ del 1953, legge che ambiva a risolvere un problema che afflisse la democrazia italiana per decenni: l’ingovernabilità. Quaglieni rivendica con orgoglio il fatto che il Centro abbia ricordato Mario Pannunzio per 40 anni con convegni , incontri, mostre, iniziative, premi e inviti a studiosi di diverso orientamento politico, mentre altri lo avevano messo nel dimenticatoio: assente nelle storie della letteratura, nei manuali scolastici e nelle università. Oggi, invece, le persone più impensabili pretendono addirittura di essere il suo erede, un tentativo d’appropriamento indebito della figura di Pannunzio che Quaglieni respinge con fermezza. I relatori hanno risposto ognuno a modo suo riguardo ai pretendenti eredi pannunziani e liberali. Per Capezzone, se tutti coloro che dicono di essere stati presenti nella redazione del “Mondo” lo fossero stati realmente, il “Mondo” avrebbe dovuto aver la sua sede allo Stadio Olimpico. Per Alberto Mingardi, la “sbornia di liberalismo” che scoppiò dopo la caduta del muro di Berlino ha prodotto lo stesso effetto che l’inflazione fa sul valore della moneta: abbassandolo. Professor Dino Cofrancesco, invece, si è lamentato di quelli che fanno parte di una certa sinistra che soffrono di un inguaribile snobismo, malati del complesso dei migliori, che pretendono dopo due secoli di interpretare a modo proprio ciò che Tocqueville intendeva per la “tirannia della maggioranza”.
Sandra Giovanna Giacomazzi
lunedì 12 gennaio 2009
Giovedì dello spirito
Nel quadro del ciclo di appuntamenti “I giovedì della Spirito”, Danilo Breschi presenterà il volume Sognando la rivoluzione. La sinistra italiana e le origini del '68, Firenze, (Mauro Pagliai Editore, 2008).
L'incontro si svolgerà giovedì 15 gennaio alle ore 17.30 nella Sala Renzo De Felice della Fondazione Spirito, in Via Genova 24, Roma. Introduce Giovanni Dessì Direttore della Fondazione. Danilo Breschi, ricercatore di Storia delle istituzioni politiche presso la Libera Università degli Studi San Pio V di Roma, ha insegnato alla Stanford University-Bing Overseas Studies Program in Florence. Con Gisella Longo ha pubblicato il volume Camillo Pellizzi. La ricerca delle élites tra politica e sociologia, 1896-1979 (Rubbettino 2003). Con Franklin Hugh Adler ha curato A Special Issue on Italian Fascism, numero monografico della rivista newyorkese "Telos" (133: Winter 2005). Collabora con articoli e saggi a numerose riviste di studi storici, scienze sociali e cultura politica, tra cui "L'Indice", "MondOperaio", "ParadoXa", "Le Carte e la Storia".
L'incontro si svolgerà giovedì 15 gennaio alle ore 17.30 nella Sala Renzo De Felice della Fondazione Spirito, in Via Genova 24, Roma. Introduce Giovanni Dessì Direttore della Fondazione. Danilo Breschi, ricercatore di Storia delle istituzioni politiche presso la Libera Università degli Studi San Pio V di Roma, ha insegnato alla Stanford University-Bing Overseas Studies Program in Florence. Con Gisella Longo ha pubblicato il volume Camillo Pellizzi. La ricerca delle élites tra politica e sociologia, 1896-1979 (Rubbettino 2003). Con Franklin Hugh Adler ha curato A Special Issue on Italian Fascism, numero monografico della rivista newyorkese "Telos" (133: Winter 2005). Collabora con articoli e saggi a numerose riviste di studi storici, scienze sociali e cultura politica, tra cui "L'Indice", "MondOperaio", "ParadoXa", "Le Carte e la Storia".
venerdì 9 gennaio 2009
Riprendiamo
dal sito di Carlo Gambescia http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/
Alfredo Salsano, Il dono nel mondo dell’utile, introduzione di Giulio Sapelli, Bollati Boringhieri, Torino 2008, pp. 132, euro 13,00 – www.bollatiboringhieri.it
Decisamente meritoria la scelta di Bollati Boringhieri di ricordare la figura di Alfredo Salsano, suo collaboratore di spicco, uomo mite e coltissimo, scomparso prematuramente nel 2004, con una raccolta dei suoi scritti antiutilitaristici, Il dono nel mondo dell’utile, presentati da Giulio Sapelli, (Bollati Boringhieri, Torino 2008, pp. 132, euro 13,00).
Si deve a Salsano l’introduzione in Italia del pensiero di Karl Polanyi. Come la progressiva diffusione degli antiutilitaristi francesi, Caillé e Latouche, fondatori con altri della “Revue du Mauss” negli anni Ottanta del Novecento.Si consiglia vivamente la lettura di questo volume per due ragioni.In primo luogo, per rendere il giusto tributo a un’instancabile e prezioso studioso del sociale in tutte le sue forme. Che è stato capace di far emergere con largo anticipo le contraddizioni di quel fenomeno che oggi viene chiamato “mercatismo”. E non solo riprendendo idee altrui, ma sviluppandole in proprio.In secondo luogo, perché nel Dono nel mondo dell’utile sono affrontati, attraverso la disamina di una generosità che si fa legame sociale, tutti gli aspetti della questione antiutilitarismo-utilitarismo. In centotrenta pagine, come del resto nota Sapelli nella sua introduzione sono messe a fuoco le relazioni tra dono e società di mercato; dono e stato; dono e forme di cambio; dono ed estetica; dono e ambiente. Se ci si passa l’espressione, siamo al cospetto di una piccola ma completa “enciclopedia” dedicata al dono. Per sincerarsene basta scorrere l’indice dei nomi.Un solo rilievo. Grazie alla ricchezza di riferimenti e spunti di riflessione si coglie nel libro una apprezzabile volontà di andare oltre l' approccio puramente descrittivo. Scelta che culmina nel rifiuto del dono come semplice supplemento di dolcezza: sorta di zuccherosa appendice della società capitalistica, come alcuni analisti oggi auspicano. La critica di Salsano è dunque politica.Tuttavia non si rinviene nella sua analisi una sola definizione del concetto di politico. Perché questa contraddizione? Probabilmente, Salsano, pur praticando il marxismo critico piuttosto che dottrinario (si veda la sua intrigante e scioltissima, nonostante la lunghezza, antologia laterziana dedicata al pensiero socialista), una volta accettata la critica all'economicismo di ogni colore ideologico, si è ritrovato privo di "padri". Di qui la sostituzione del sociale all'economico, ma anche al politico, visto come perpetua fonte di verticalismi . Ma pure la sua convinzione - crediamo - di poter far nascere "dal basso"- orizzontalmente - una società del dono attraverso l ’auto-organizzazione sociale, quale frutto di scelte “propriamente politiche”, ma legate "a pratiche sociali concrete e non a considerazioni etiche sull’utile e il giusto” (p. 63). E neppure a guerre economiche di classe.Perciò, in conclusione, per Salsano il politico sembra essere scelta auto-organizzativa, capace di conquistare tutti gli uomini, per mimesi e ragionamento, grazie alla forza dell’esempio e non più della costrizione e del conflitto. Di conseguenza siamo davanti a una forma riveduta e corretta, rispetto alla versione polanyiana, di autodifesa pacifica e vittoriosa, non di una particolare classe sociale, ma della “società civile”, capace finalmente nel suo insieme di opporsi, per auto-riproduzione spontanea, alle insane voglie di un mercato onnivoro.
Ma la "guerra" anche se difensiva e sociale è comunque guerra. E implica anche la costrizione e il conflitto. Di qui - e dispiace che Salsano non sia più qui per ascoltarci di persona - la necessità, piaccia o meno, di tenerla nel dovuto conto. Sempre.
Alfredo Salsano, Il dono nel mondo dell’utile, introduzione di Giulio Sapelli, Bollati Boringhieri, Torino 2008, pp. 132, euro 13,00 – www.bollatiboringhieri.it
Decisamente meritoria la scelta di Bollati Boringhieri di ricordare la figura di Alfredo Salsano, suo collaboratore di spicco, uomo mite e coltissimo, scomparso prematuramente nel 2004, con una raccolta dei suoi scritti antiutilitaristici, Il dono nel mondo dell’utile, presentati da Giulio Sapelli, (Bollati Boringhieri, Torino 2008, pp. 132, euro 13,00).
Si deve a Salsano l’introduzione in Italia del pensiero di Karl Polanyi. Come la progressiva diffusione degli antiutilitaristi francesi, Caillé e Latouche, fondatori con altri della “Revue du Mauss” negli anni Ottanta del Novecento.Si consiglia vivamente la lettura di questo volume per due ragioni.In primo luogo, per rendere il giusto tributo a un’instancabile e prezioso studioso del sociale in tutte le sue forme. Che è stato capace di far emergere con largo anticipo le contraddizioni di quel fenomeno che oggi viene chiamato “mercatismo”. E non solo riprendendo idee altrui, ma sviluppandole in proprio.In secondo luogo, perché nel Dono nel mondo dell’utile sono affrontati, attraverso la disamina di una generosità che si fa legame sociale, tutti gli aspetti della questione antiutilitarismo-utilitarismo. In centotrenta pagine, come del resto nota Sapelli nella sua introduzione sono messe a fuoco le relazioni tra dono e società di mercato; dono e stato; dono e forme di cambio; dono ed estetica; dono e ambiente. Se ci si passa l’espressione, siamo al cospetto di una piccola ma completa “enciclopedia” dedicata al dono. Per sincerarsene basta scorrere l’indice dei nomi.Un solo rilievo. Grazie alla ricchezza di riferimenti e spunti di riflessione si coglie nel libro una apprezzabile volontà di andare oltre l' approccio puramente descrittivo. Scelta che culmina nel rifiuto del dono come semplice supplemento di dolcezza: sorta di zuccherosa appendice della società capitalistica, come alcuni analisti oggi auspicano. La critica di Salsano è dunque politica.Tuttavia non si rinviene nella sua analisi una sola definizione del concetto di politico. Perché questa contraddizione? Probabilmente, Salsano, pur praticando il marxismo critico piuttosto che dottrinario (si veda la sua intrigante e scioltissima, nonostante la lunghezza, antologia laterziana dedicata al pensiero socialista), una volta accettata la critica all'economicismo di ogni colore ideologico, si è ritrovato privo di "padri". Di qui la sostituzione del sociale all'economico, ma anche al politico, visto come perpetua fonte di verticalismi . Ma pure la sua convinzione - crediamo - di poter far nascere "dal basso"- orizzontalmente - una società del dono attraverso l ’auto-organizzazione sociale, quale frutto di scelte “propriamente politiche”, ma legate "a pratiche sociali concrete e non a considerazioni etiche sull’utile e il giusto” (p. 63). E neppure a guerre economiche di classe.Perciò, in conclusione, per Salsano il politico sembra essere scelta auto-organizzativa, capace di conquistare tutti gli uomini, per mimesi e ragionamento, grazie alla forza dell’esempio e non più della costrizione e del conflitto. Di conseguenza siamo davanti a una forma riveduta e corretta, rispetto alla versione polanyiana, di autodifesa pacifica e vittoriosa, non di una particolare classe sociale, ma della “società civile”, capace finalmente nel suo insieme di opporsi, per auto-riproduzione spontanea, alle insane voglie di un mercato onnivoro.
Ma la "guerra" anche se difensiva e sociale è comunque guerra. E implica anche la costrizione e il conflitto. Di qui - e dispiace che Salsano non sia più qui per ascoltarci di persona - la necessità, piaccia o meno, di tenerla nel dovuto conto. Sempre.
martedì 6 gennaio 2009
Il Parroco cattolico di Gaza
“Pesanti bombardamenti, un gran numero di vittime, i soldati israeliani non distinguono più tra civili e combattenti, questa è guerra, guerra, guerra; qualcuno provi a fermarli”: padre Manuel Musallam, unico sacerdote cattolico della Striscia di Gaza, racconta ,in data 1 gennaio,l’ennesima tragedia di un popolo senza patria chiuso da decenni in una prigione e inascoltato dal resto del mondo. “I soldati israeliani si trovano nell’area dei loro vecchi insediamenti abbandonati nel 2005 - dice - ma non entrano nelle nostre città perché hanno paura di fronteggiare il cuore della resistenza palestinese; i bombardamenti da cielo, da terra e dal mare sono continui, alcuni colpi sono arrivati a nemmeno 20 metri dalla chiesa. Dopo la morte della piccola Cristine, un’altra bimba è morta questa mattina per il terrore e i boati continui. Era musulmana, frequentava la nostra scuola, il padre Abu Ras è disperato”. C’è rassegnazione nelle parole del sacerdote che vede con i suoi occhi ciò che molti mezzi di informazione continuano a nascondere o a far finta di non vedere. “Gli israeliani – continua – non solo colpiscono indiscriminatamente, ma stanno usando nuove e più insidiose armi. Ho parlato con il direttore del maggiore ospedale di Gaza che mi ha riferito di corpi con strane ferite mai viste prima qui a Gaza. Non so cosa stiano usando, nuove diavolerie di guerra e di morte”. Chiuso nei confini stretti di una striscia di terra lunga 40 chilometri e larga 15, un milione e mezzo di persone aspetta gli sviluppi di un attacco di cui non si riescono ancora a vedere con chiarezza le finalità. “Nonostante il resto del mondo dica il contrario, anche perché spinti da una informazione faziosa e disonesta – prosegue il sacerdote - sono stati gli israeliani a violare la tregua ripetutamente, non Hamas. Hamas non è un movimento estremista, gode del sostegno della popolazione e questo sostegno nell’ultima settimana si è accresciuto. Moltiplicare i motivi di risentimento dei palestinesi, come sta facendo Israele uccidendo donne, uomini e bambini che non hanno mai preso un’arma in pugno, non farà altro che allontanare ancor di più la pace”.[GB]
Sostegno per il Granduca del Lussemburgo
E' in corso una campagna europea di sostegno al Granduca Henri del Lussemburgo, che il 1° dicembre ha annunciato che non firmerà un'eventuale legge di autorizzazione dell'eutanasia.
L'11 dicembre prossimo si dovrebbe discutere in seconda lettura nel Parlamento del Granducato una legge di depenalizzazione dell'eutanasia e del suicidio assistito.
Elizabeth Montfort, ex deputato europeo, invita a sostenere la testimonianza di difesa della vita .
La Montfort, che ha già iniziato a raccogliere il sostegno dei deputati europei, precisa che "per fare scacco matto al Graduca Henri, il Primo Ministro Jean-Claude Juncker pensa di modificare la Costituzione per togliergli il potere di veto sulla legge. Questo progetto si trasformerebbe in un autentico colpo di Stato costituzionale".
E' possibile aderire alla campagna sulla pagina web http://www.liberte-politique.com/soutien_au_Grand_Duc_du_Luxembourg/php/appel.php
L'11 dicembre prossimo si dovrebbe discutere in seconda lettura nel Parlamento del Granducato una legge di depenalizzazione dell'eutanasia e del suicidio assistito.
Elizabeth Montfort, ex deputato europeo, invita a sostenere la testimonianza di difesa della vita .
La Montfort, che ha già iniziato a raccogliere il sostegno dei deputati europei, precisa che "per fare scacco matto al Graduca Henri, il Primo Ministro Jean-Claude Juncker pensa di modificare la Costituzione per togliergli il potere di veto sulla legge. Questo progetto si trasformerebbe in un autentico colpo di Stato costituzionale".
E' possibile aderire alla campagna sulla pagina web http://www.liberte-politique.com/soutien_au_Grand_Duc_du_Luxembourg/php/appel.php
sinistra fascista

PARLATO G.
La sinistra fascista
Storia di un progetto mancato
Collana "Storica paperbacks"
pp. 408, € 14,Note: nuova edizione Paperbacks
"Uno dei migliori e più approfonditi risultati della nuova storiografia e un contributo di primo piano allo studio della galassia fascista" (Francesco Perfetti)
Questo volume porta alla luce la più inquieta fra le diverse e non di rado conflittuali anime del fascismo: la cosiddetta sinistra fascista. Parlato identifica i tratti salienti del mosaico di idee, valori e umori che ne costituisce l'identità, seguendo il "fiume carsico" della sinistra fascista oltre la fine del Ventennio, fin dentro gli anni Settanta. Un forte spirito antiborghese e anticapitalistico, un'idea della politica come rivoluzione, l'obiettivo di una democrazia popolare totalitaria di radice rousseauiana caratterizzano questo fascismo che ha le sue origini nel sindacalismo rivoluzionario d'anteguerra, e il suo habitat nelle strutture sindacali e nelle organizzazioni giovanili universitarie. Con la seconda guerra mondiale i fascisti di sinistra scelsero spesso sponde opposte: alcuni rimasero fedeli al proprio essere fascisti, altri al proprio essere rivoluzionari ed entrarono nel partito comunista, dove occuparono anche posti di prestigio.
Giuseppe Parlato è professore di Storia contemporanea alla Libera Università S. Pio V di Roma, dove è attualmente rettore. Con il Mulino ha pubblicato anche "Fascisti senza Mussolini. Le origini del neofascismo in Italia, 1943-1948" (2005).
lunedì 5 gennaio 2009
fosforo bianco
Gaza: Times, "Israele sta usando proiettili al fosforo bianco"
LONDRA - Grave denuncia del quotidiano britannico "Times" contro Israele. Nell'offensiva di terra nella Striscia di Gaza l'esercito starebbe usando i controversi proiettili al fosforo bianco. Si tratta di armi che creano spesse cortine fumogene ma che possono anche causare terribili ustioni. Le stesse munizioni usate dagli Usa in Iraq nel novembre del 2004 a Falluja. Il Trattato di Ginevra del 1980 stabilisce che il fosforo bianco "non puo' essere usato come arma da guerra nelle aree popolate da civili". (Agr)
http://www.corriere.it/ultima_ora/notizie.jsp?id=%7B225A6E30-EB9C-46AC-893D-FD7F4745B5C6%7D
LONDRA - Grave denuncia del quotidiano britannico "Times" contro Israele. Nell'offensiva di terra nella Striscia di Gaza l'esercito starebbe usando i controversi proiettili al fosforo bianco. Si tratta di armi che creano spesse cortine fumogene ma che possono anche causare terribili ustioni. Le stesse munizioni usate dagli Usa in Iraq nel novembre del 2004 a Falluja. Il Trattato di Ginevra del 1980 stabilisce che il fosforo bianco "non puo' essere usato come arma da guerra nelle aree popolate da civili". (Agr)
http://www.corriere.it/ultima_ora/notizie.jsp?id=%7B225A6E30-EB9C-46AC-893D-FD7F4745B5C6%7D
giovedì 1 gennaio 2009
UNICEF Italia
I bambini continuano a pagare il prezzo più alto della guerra - ha dichiarato il Presidente dell'UNICEF Italia Vincenzo Spadafora - Basti pensare che un bambino su 3 a Gaza è affetto da ritardi della crescita a causa della malnutrizione cronica e che nel Territorio Palestinese Occupato, circa 3.000 bambini muoiono ogni anno a causa di malattie prevenibili o curabili; a Gaza la situazione è ancora più grave per la crescente mortalità neonatale, dovuta alla mancanza di apparecchiature e forniture di base per i servizi di assistenza neo natale e di salute materno-infantile. Per questo- conclude Spadafora - è fondamentale porre fine alle violenze e garantire aiuti e protezione a tutti i bambini".
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