lunedì 23 febbraio 2009

Intervista a Piero Sansonetti

Riprendiamo con vivo piacere l'intervista concessa da Sansonetti,direttore di LIBERAZIONE fino al 12 gennaio,a Susanna Dolci per IL FONDO MAGAZINE
http://www.mirorenzaglia.org/?p=6084

Ci siamo inseguiti via etere, email, cellulare, segnali di fumo, preghiere e riti propiziatori. Finalmente ci siamo incontrati e si è prodotto quanto sotto segue.
Lui è Piero Sansonetti , una delle firme giornalistiche più brillanti e rappresentative del nostro paese.
Senza “tessere”, libero, franco, aperto, diretto e semplice…. ma di quella certa semplicità complessa.
Il 12 gennaio scorso la sua epurazione dalla carica di direttore del quotidiano Liberazione, dalla nuova maggioranza del Partito guidata dall’ex Ministro Paolo Ferrero.
L’Associazione Stampa Romana, tanto per citare una delle innumerevoli voci scese in campo sull’affaire Sansonetti e sulla questione della “libertà” politica e partitica di un quotidiano, così si è espressa il 20 gennaio scorso: «Liberazione e Rifondazione un caso che fa discutere. L´avvicendamento fra Sansonetti e Greco alla guida del giornale riapre il dibattito sulla figura del direttore in un quotidiano di partito… Il passaggio di consegne traumatico alla guida di Liberazione è avvenuto. Le sorti del giornale e del suo corpo redazionale restano, invece, nell’incertezza… Fatta eccezione per la mancata, immediata, designazione del vicedirettore incaricato di firmare il giornale e che è costata una breve sospensione delle pubblicazioni, tutto si è svolto all’interno delle regole del gioco. Tra un direttore e la proprietà si rompe il rapporto fiduciario, l’editore decide, com’è sua facoltà, di sceglierne un altro. Ma la scelta cade su un non giornalista. Anche in questo caso nulla che sia fuori dalle regole, o dalla storia dei giornali di partito. Però qualcosa che cade fuori dalla tradizione più recente. Che ci riporta ad epoche antiche, nelle quali i giornali “di” partito erano effettivamente organi interni, per quanto già allora assai speciali, della struttura di propaganda. Una condizione da cui si sono progressivamente distaccati tanto che oggi è più giusto definirli giornali editi “da” partiti e talvolta, (potrebbe anche essere il futuro della stessa Liberazione ) neppure più editi, ma definibili come di partito solo come destinatari dei relativi finanziamenti pubblici. Ci si può interrogare, come rappresentanti di categoria, sul fatto che alla guida di un giornale arrivi di nuovo chi della categoria non fa parte? … Ma, allora, perchè un non giornalista?…».
Il resto lo lascio, cari lettori, alla vostra fervida quanto mirabile intelligenza, intuizione e fantasia. Ringrazio vivamente Sansonetti per la sua piena disponibilità e lo saluto caramente con il dantesco andar “Per correr migliori acque alza le vele/ ormai la navicella del mio ingegno,/che lascia dietro a sé mar sì crudele…”.
Piero Sansonetti nasce “giornalisticamente” con l’Unità nel 1975. Cos’altro nel suo Curriculum Vitae?
Prima di fare il giornalista facevo politica. Sono stato uno dei ragazzi del ‘68 negli ultimi anni del liceo e nei primi dell’Università, a filosofia. Poi, all’inizio degli anni ‘70, mi sono iscritto al Pci. Ero segretario della sezione universitaria del Pci. Un giorno il capo del Pci romano, che era Luigi Petroselli e qualche anno più tardi sarebbe diventato famosissimo sindaco di Roma, mi chiese di dargli il nome di un giovane che avesse voglia di andare a lavorare all’Unità. Gratis, naturalmente. Gli diedi il mio nome. Speravo che lui mi dicesse: “No, tu devi restare qui, servi al partito…”. Non me lo disse e io andai all’Unità. Non avevo mai pensato di fare il giornalista fino a quel giorno. Ma già una settimana dopo essere entrato all’Unità mi ero innamorato di questo lavoro.
Dal 1 ottobre 2004 all’11 gennaio 2009 è stato direttore di Liberazione, quotidiano del Partito della Rifondazione Comunista, senza tessera però… Poi, e qui è il tasto dolente, cosa succede?
Tutti sapevano che ero senza tessera. Tutti sapevano che non ero comunista. Fui chiamato per questo. Per “aprire” il giornale, per metterlo in contatto con altre culture, per allargare gli orizzonti. La mia nomina fu decisa dalla Direzione nazionale del partito. La proposta la avanzò Bertinotti. Votarono tutti a favore, tranne Marco Ferrando, il capo dei Trotzkisti (che ora non è più nel Prc e col quale ho mantenuto ottimi rapporti) il quale molto onestamente disse: “Niente contro Sansonetti, ottimo giornalista, ma per dirigere il giornale del partito ci vuole un giornalista del partito”. Non gli diedero retta. Io diressi il giornale in piena autonomia. Creai molti conflitti col partito, litigai parecchie volte. Gli scontri più clamorosi furono su Cuba (il giornale prese le distanze da Fidel Castro e dalla dittatura) e sul governo, perché noi avanzammo il dubbio che fosse meglio uscire dal governo Prodi, che ci sembrava troppo moderato. Diciamo che abbiamo sempre navigato alla sinistra del partito. Il partito protestava, ma non ha mai messo in discussione l’autonomia del giornale. Poi, dopo la sconfitta elettorale del 2008 e dopo il congresso vinto dall’asse Ferrero-Grassi (l’alleanza tra la vecchia anima Dp e la corrente stalinista, mai scomparsa da Rifondazione) è stato posto il problema che non ero comunista e non ero in linea col partito. In realtà lo sapevano tutti fin dal principio, sono stati un po’ ipocriti. Capita in politica… Così mi hanno cacciato via. Hanno chiamato al mio posto un sindacalista di Brescia. Dino Greco. È lì da un mese. Martedì scorso la redazione ha votato il gradimento: Greco ha avuto 24 voti contro, due schede bianche e otto voti a favore.
Adesso? E nel futuro?
Adesso io sono a riposo. Vedremo se troverò la fantasia e la forza per tentare qualche nuova avventura. Liberazione è diventata un vero giornale di partito, come quelli che si facevano una volta, una trentina d’anni fa. Peccato.
Com’era Liberazione e, soprattutto, il suo coraggio nell’edizione free press? Il suo stato attuale e quello prossimo venturo? Ed alcune delle sue firme “eccellenti” e “famose”? Come era la gestione del quotidiano sotto la Sua direzione?
Credo che Liberazione in questi anni sia stato un giornale molto libero e fantasioso. Che ha cercato di introdurre una cultura libertaria dentro la sinistra radicale. E ha cercato di parlare non ai militanti, ma a tanta gente. L’esperimento della free press è stato questo: una edizione pomeridiana del giornale, distribuita gratuitamente; siamo riusciti a raggiungere centinaia di miglia di lettori, ha decuplicare la diffusione. E’ stato importante. Dopo la svolta “partitista” la free press è morta, non interessa più. E sono finite anche le collaborazioni con decine e decine di intellettuali che erano state le firme del giornale. È finito “Queer”, l’inserto culturale della domenica che aveva portato aria e idee scandalose, sempre anticonformiste, e non piaceva molto al partito.
A proposito dell’editoria italiana? Soprattutto per quanto riguarda quotidiani e periodici. E delle ingerenze politiche, partitiche ed economiche? Cosa pro e cosa contro?
Un giornale per essere un giornale deve essere assolutamente libero. Più un giornale è libero più è un giornale vero. Un buon direttore deve respingere tutte le ingerenze se no non è un buon direttore. Almeno, io la penso così.
Quale, nel mondo, la migliore editoria?
Per quel che ne so io è l’editoria americana. Credo che i giornali americani siano i più liberi. La loro aggressività e serietà è la vera garanzia della democrazia americana, che invece non è molto solida - a mio parere - sul piano del sistema politico.
Lei è specializzato nella politica italiana ed estera. Quali i paesi maggiormente “in” e quali maggiormente “out” , a suo parere. Insomma chi se la passa meglio o peggio?
È il momento dell’America. Almeno sul piano politico. Esce dal periodo più cupo, quello di Bush. Ha saputo dare un colpo di reni e inventare la grande novità Obama. Ha una gigantesca occasione per dare un’altra svolta alla storia sua e del mondo. Chi se la passa peggio? L’Africa, naturalmente, sul piano della concretezza. Milioni di persone, lì, rischiano di morire di fame, di malattie e di guerre. Sul piano politico vedo molto male l’Italia e l’Europa. Il vecchio continente sembra senza fantasia, senza coraggio. Lontanissimo dalle innovazioni di Obama e anche dalla primavera dell’America latina.
Quali le questioni sociali e politiche mondiali (penso alla questione israelo palestinese o alle infinite guerre dei paesi africani) che non si vuole proprio risolvere?
L’Occidente oggi è molto meno propenso alla guerra che nei secoli scorsi. Però non si è ancora deciso a cancellare la guerra dalle sue opzioni, tanto è vero che l’industria militare in alcuni paesi, come l’America, è la spina dorsale dell’economia. E così succede che basta l’elezione di un presidente americano un po’ guerrista (come Johnson, nel ‘64, e ora con Bush) perché saltino gli equilibri in intere parti del mondo. La guerra dell’Afghanistan e dell’Irak ha fatto fare enormi passi indietro alla questione mediorientale. Che oggi davvero è difficilissima. Ci vorranno decine di anni, temo, per riparare ai guai di Bush. Sul piano sociale, i giornali sono molto poco attenti alla dittatura economica delle multinazionali, che hanno tolto potere agli stati e stanno gestendo la globalizzazione con idee folli e pericolosissime. Anzi, con una sola idea: il profitto ad ogni costo, il profitto al di spora di tutto. E così danneggiano in modo drammatico le popolazioni più deboli, specie in Africa, creando mostruosi squilibri nel mondo, e giganteschi pericoli.
Fascismo e Comunismo. Destra e Sinistra, sia di centro che radicale. C’è più un’esistenza o una direzione od un senso per entrambi?
Il fascismo era un’ipotesi di sviluppo del capitalismo che per fortuna è stata sconfitta. L’ipotesi di svilupparsi al di fuori della democrazia, in contrasto con la libertà. Ora il fascismo è morto, il capitalismo, per fortuna di tutti, ha scelto la strada liberale. Tra Hitler e Roosevelt ha scelto Roosevelt. Il comunismo è nato invece al di fuori (e contro) il capitalismo. Il comunismo, a differenza del fascismo, non era solo un’ipotesi di governo, ma un sistema di idee. Come ipotesi di governo è morto anche il comunismo. Come sistema di idee, alternativo al capitalismo ma capace anche di dialogare col capitalismo e di partecipare alla sua riforma, il comunismo è vivo. Deve la sua vita alla forza del suo impianto teorico, alla grandezza del pensiero di Marx e di un forte gruppo di intellettuali che si è mosso dopo Marx. Il comunismo ha ancora una notevole potenza intellettuale. Purtroppo molti credono che il comunismo sia un’identità, e si attaccano all’identità. Come tifosi di calcio. In questo modo non riescono a cogliere la sua forza, che non è identità ma è pensiero. Il pensiero è il contrario dell’identità. L’identità nasce dalla paura di pensare, e dalla paura della libertà.
Sindacati e lavoratori. Chi ha più visto chi e Come?
I sindacati sono in crisi. Perché il lavoro dipendente, dopo avere, per un secolo, e soprattutto per tutta la seconda metà del novecento, guadagnato diritti e remunerazione, da 20 anni sta perdendo tutto. Il sindacato ha un ruolo marginale. Riesce solo a tentare una disperata resistenza. Non ha più un interlocutore politico, in Italia, perché la sinistra è scomparsa. Sarà difficilissimo per il sindacato uscire dalla crisi.
A conclusione, come è il futuro dell’Italia?
Mi perdoni, signora, ma proprio non so rispondere a questa domanda.

sabato 21 febbraio 2009

L'ingegner Buttazzoni

un ricordo di Daniele Lembo
20 febbraio 2009 -
E’ morto l’ing. Nino (Giovanni) Buttazzoni.Mio figlio mi ha chiesto: e chi era?
Era nato a Trieste nel 1912 e dopo l’Accademia Militare e un periodo passato come ufficiale del Genio Navale, nel 1941, accettò di diventare un Paracadutista di Marina.
In quegli anni si stavano approntando due unità particolari: il Battaglione N e il Battaglione P. I Nuotatori e i Paracadutisti di Marina, due reparti che di li a poco si sarebbero fusi, erano incursori sabotatori da impiegarsi in azioni di sabotaggio (bacini idrici, dighe, centrali elettriche, chiuse, ponti), costituzione di teste di ponte in zone senza possibilità di approdo dal mare e distruzione di ostruzioni o altre difese portuali. Buttazzoni fu la vera anima operativa dei reparti NP. Alla notizia dello sbarco anglo americano, trovandosi in Sardegna, si portò a Roma per imbarcarsi subito dopo su una motosilurante che lo trasferì a Messina. Lo scopo era quello di effettuare un sopralluogo sull’intera area siciliana. Ritornò a Roma con la proposta di far sbarcare alcune motozzattere vicino Gela con 400 NP per attaccare alle spalle gli invasori. Il piano, purtroppo, non incontrò il benestare dell’ammiraglio De Courten e quindi non fu mai attuato.
Dopo l’8 settembre scelse quella che reputava la via più onorevole. Decise di entrare a far parte del Comando Decima Mas, invitando gli uomini che erano rimasti con lui e quelli inviati in licenza a condividere la sua scelta. Alla Spezia, presso la caserma S. Bartolomeo, il 27.10.43 fu costituito il Btg. N.P. dipendente dalla X? MAS. Il Battaglione sarebbe stato operativo nel settore Nord orientale contro i tititini che intendevano portare la frontiera Jugoslava al Tagliamento. Si deve anche a Buttazzoni e ai suoi uomini se parte delle province nord orientali è restata ancora italiana dopo la sconfitta. Nel dopoguerra, dopo una breve parentesi passata ospite dello Stato , sarebbe diventato direttore della Micoperi, una società famosa per le sua attività subacquee soprattutto nel campo petrolifero. Nel 1986 la società avrebbe varato la “Micoperi 7000”, una nave officina di 150.000 (avete letto bene) tonnellate di stazza, progettata di fatto da Buttazzoni. Uomini come Nino Buttazzoni hanno avuto molto di più del senso dello Stato, hanno avuto il senso della Patria e in nome di questa Patria hanno speso i loro migliori anni, rinunciando spesso a carriere, stipendi e pensioni sicure.
Ho avuto il piacere e il privilegio di conoscerlo, è passato nella mia vita arricchendola. Non era un tipo tenero ma era sicuramente una bella figura di italiano. Molta parte del mondo che conosco non è altro che carne in movimento, talvolta, solo talvolta, questa carne acquista cuore ed anima: nascono così uomini come Nino Buttazzoni.
Mi consola solo il fatto che uomini come Lui non muoiono mai, uomini come Buttazzoni “vanno avanti”.
Daniele Lembo

giovedì 19 febbraio 2009

Diorama 291

E' in vendita il numero 291 di DIORAMA letterario.
Nella rivista, diretta dal professor Marco Tarchi,sono presenti oltre alle usuali recensioni un intervista ad Alain de Benoist (Idee per il tempo che verrà),un'analisi di de Benoist sulla crisi finanziaria mondiale,un ricco dossier a piu' voci sugli equivoci della "obamania"un'interessante opinione di Eduardo Zarellisull'educazione,un breve saggio di Vittorio Miozzi su "il denaro e l'etica del dono".
Nel sito www.diorama.it è presente anche l'elenco delle librerie in cui Diorama è in vendita

lunedì 16 febbraio 2009

nell'edicola di via

www.mirorenzaglia.org

EDIZIONE SPECIALE
"100Futurismo"
con articoli di
Francesco Boco, Carlo Fabrizio Carli, Graziano Cecchini,Susanna Dolci, Andrea Gigliesi, Mario Grossi,Miro Renzaglia, Luca Leonello Rimbotti,Adriano Scianca, Stefano Vaj

Mare d'inverno

Domenica 15 febbraio dalle ore 9:30 alle 13:30 i volontari di Fare Verde puliranno il tratto di litorale ''ultima spiaggia'' a Fiumicino.
L'operazione rientra nell'iniziativa ''il Mare d'inverno'' che, partita il 25 gennaio, ha toccato diverse spiaggie italiane, soprattutto del centro-sud Italia.
Fiumicino e' particolarmente interessata dal fenomeno dell'inquinamento prodotto in citta' e portato fino al mare dal fiume.
L'operazione di domani, grazie all'interessamento dell'Assessore Emilio Scalfarotto, avra' il sostegno del Comune di Fiumicino, che offrira' ai volontari il necessario sostegno logistico.
Alla manifestazione e' stato invitato anche il Sindaco Mario Canapini.
Il coinvolgimento delle istituzioni locali ha l'obiettivo di portare anche a Fiumicino alcune delle proposte fondamentali di Fare Verde in tema di corretta gestione dei rifiuti. A partire dalla riduzione a monte del volume dei rifiuti urbani prodotti.
Non c'è molto tempo: in tutto il centro-sud Italia la gestione dei rifiuti e' ancora molto arretrata e le discariche stanno per scoppiare anche nel Lazio. Occorre fermare da subito il mare di rifiuti che oggi giorno produciamo,Fare Verde suggerisce: campagne a favore dell'acqua di rubinetto, latte e detersivi alla spina, incentivi ai pannolini lavabili.
Chiunque voglia passare una domenica al mare condividendo l'impegno dei volontari a favore della riduzione a monte dei rifiuti, puo' raggiungere FARE VERDE a Fiumicino, localita' ''ultima spiaggia'' a partire dalle ore 9:30.
Insieme, lasceremo una nostra spiaggia un po' piu' pulita e prenderemo coscienza del fatto che c'e' un mare di rifiuti di cui possiamo fare a meno.

venerdì 13 febbraio 2009

Un piccolo, ma significativo,successo

Il preside che aveva sospeso il ragazzo che ricordava i Martiri delle Foibe ammette l'errore, ritorna sui suoi passi e concede l'assemblea
I responsabili del Blocco Studentesco Gaeta sono stati ricevuti dal Preside dell'Istituto Nautico "G.Caboto" Antonio Troisi. Dopo una campagna d'impatto in sostegno dell'attivista, punito per aver affisso all'interno della propria scuola delle locandine in ricordo dei martiri infoibati, i referenti locali del movimento studentesco di Casapound Italia sono riusciti ad ottenere un dialogo con il Dirigente d'Istituto. Durante il colloquio svoltosi in maniera civile e serena, il suddetto Troisi ha deciso di ritrattare le proprie posizioni; ed accettare le nostre ragioni. Nella lettera consegnata in questi giorni si richiedeva al Dott. Preside, infatti, di ricevere dei delegati del Blocco Studentesco per discutere della punizione inflitta al nostro Rappresentante alla consulta provinciale, e di dare il proprio assenso per l'organizzazione di un convegno inerente al tema delle foibe; in modo da poter dimostrare tutta la sua volontà nel voler giustamente permettere di ricordare nel proprio istituto i martiri infoibati. Dobbiamo rendere merito al buon senso del Preside Troisi che accortosi di aver esagerato nel condannare un ragazzo solamente per aver reso giustizia ai nostri compatrioti caduti, ha accettato il confronto assumendosi in pieno le proprie responsabilità. In questi giorni il Blocco Studentesco Gaeta provvederà nella reale messa in atto di una conferenza all'interno dell'Istuto Nautico, nel quale si potrà fornire gli studenti di una conoscenza storica chiara e veritiera sul tema delle foibe.

giovedì 12 febbraio 2009

in morte del Generale Palumbo

Si terranno domani alle 10,30 nella Basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma i funerali di Giuseppe Palumbo, generale di Corpo d'Armata dei paracadutisti, spentosi due giorni fa al Policlinico Gemelli dove era ricoverato da alcuni giorni.
Leggendarie le sue imprese in Africa, sul fronte Eritreo,e tra queste spicca la rocambolesca conquista con i suoi uomini di forte Harrington, una munitissima base inglese d'importanza strategica. Catturato dagli inglesi, quando le sorti italiane in Eritrea volgevano al peggio, fu protagonista di tredici evasioni: drammatica quella che lo costrinse a nuotare per sette ore nell'oceano con un pugnale in mezzo ai denti per difendersi dagli squali; storica e da guinness dei primati quella che dal Kenya lo condusse in Italia percorrendo ottomila chilometri.
Ma coraggio e spirito cavalleresco non si spensero con gli echi della guerra.
Negli anni '70 prese a sberle un giornalista di «Paese Sera» che in un articolo aveva insinuato che i paracadutisti prendevano eccitanti per fare i lanci. «
Clamorosa fu la restituzione della medaglia al presidente Pertini quando questi conferì il medesimo riconoscimento a Bentivegna uno degli autori della strage di via Rasella. «Non si presentò alle autorità tedesche e provocò la strage delle Fosse Ardeatine», disse Palumbo.

foibe e giustificazionisti

Nota sul registro e convocazione dal preside per uno studente dell'Istituto Nautico ''G.Caboto'' di Gaeta (Latina) 'sorpreso' questa mattina ad affiggere dei volantini sulle foibe. A riferire l'episodio e' Mauro Pecchia, responsabile del Blocco studentesco di Gaeta, che racconta: ''Questa mattina un attivista del Blocco Studentesco, nonche' Rappresentante alla Consulta provinciale di Latina, e' stato ripreso da alcuni professori e convocato dal Preside per aver affisso dei volantini che commemoravano le decine di migliaia di martiri infoibati italiani, piu' le centinaia di migliaia costrette ad un vergognoso esodo forzata, in occasione della 'Giornata del ricordo' istituita da circa quattro anni dallo Stato Italiano''.
''Il militante blocchista - prosegue Pecchia - e' stato ammonito con un rapporto sul registro di classe, per poi essere minacciato di ricevere un cinque in condotta alla fine dell'anno, che significherebbe la certa non ammissione all'anno successivo. Dopo cinquant'anni di bugie, invenzioni ed intimidazioni ancora oggi continua la repressione del pensiero nei confronti di chi vuole soltanto verita'. Continua l'opera di negazionismo militante nelle scuole e nelle universita' in merito alla tragedia delle foibe''.
''Non abbiamo intenzione di restare a guardare la prepotenza selvaggia di una determinata area politica che continua a giustificare l'eccidio comunista nei confronti di migliaia di compatrioti indifesi, ne' la giustificazione che queste stesse persone continuano a dare ad una delle pagine piu' vergognose della storia del nostro Paese - conclude Pecchia - Vogliamo che il Preside Troisi chieda pubblicamente scusa al nostro movimento e a tutte le vittime infoibate, e ritiri la punizione inflitta al nostro militante. E' un atto di giustizia nei confronti di tutti quelli che hanno sofferto la crudelta' comunista, prima, e il silenzio della storia distorta, poi''.

martedì 3 febbraio 2009

Un libro da leggere

INDICE DEL VOLUME
:Carl Schmitt, Leo Strauss e i neocons
Dalla "guerra regolata" al ritorno della "guerra giusta"
Dal partigiano al terrorista "globale"
Dal "caso di emergenza" allo stato di eccezione permanente
Dal dualismo terra/mare al nuovo "nomos della terra"
Dalla quarta di copertina del volume:
"In questo suo ultimo lavoro Alain de Benoist contesta radicalmente la legittimità teorica, politica e morale del concetto di 'guerra giusta', dimostrando come lo stesso fenomeno terroristico vada riportato alle sue dimensioni più semplici e naturali, quelle che consentirebbero dicombatterlo senza alimentarlo. Il terrorismo, in effetti, non ha radici soltanto 'islamiche', ma talvolta occidentali e anche statuali.Esso si ricollega anche al fenomeno, tipicamente moderno nelle sue forme più accentuate, di criminalizzazione del nemico, secondo le analisi del giurista tedesco Carl Schmitt, di cui de Benoist indaga l'attualità.
In una critica radicale alle posizioni dell'amministrazione Bush, l'Autore perviene alla conclusione che il 'globalitarismo' americano racchiude un pericolo mortale per il mondo moderno, l'occultamento della originarietà dell'elemento politico e conflittuale nella vita dell'uomo, con la conseguenza che un pianeta 'definitivamente pacificato' dall'egemonia 'benevola' degli Stati Uniti d'America produca una guerra civile mondiale senza fine e di proporzioni catastrofiche".

il FONDO MAGAZINE

DI MIRO RENZAGLIAn. 34 / 2 febbraio 2009
è nell'edicola di via
http://www.mirorenzaglia.org/
n questo numero articoli di
Gabriele Adinolfi, Nando Dicè, Susanna Dolci, Mario Grossi, Romano Guatta Caldini, Francesco Mancinelli, Miro Renzaglia, Luca Leonello Rimbotti, Adriano Scianca, Federico Zamboni

lunedì 2 febbraio 2009

Dresda 13 febbraio 1945

Gregory H. Stanton, presidente dell'associazione Genocide Watch, scrisse:
« L'
olocausto fu fra i più orribili genocidi della storia. Ma il bombardamento incendiario di Dresda da parte degli alleati, e la distruzione nucleare di di Hiroshima e Nagasaki, furono anch'essi crimini di guerra e, come hanno sostenuto anche Leo Kuper e Eric Markusen, atti di genocidio »

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