mercoledì 29 aprile 2009

Vi fosse sfuggito

Da REPUBBLICA

Per il compleanno di Roma si alza la polemica politica. Il Pd contesta l'allestimento proposto dal sindaco Gianni Alemanno per ricordare il 21 aprile del 753 a.C., in cui la tradizione popolare vuole la fondazione della futura capitale d'Italia. Non è piaciuto lo show di luci e immagini proposto ieri sera ai Mercati di Traiano, preludio degli appuntamenti organizzati domani in Campidoglio e lungo i Fori Imperiali. Le scene usate per evocare il passato della città, sono state giudicate improprie e tali da indurre "il sindaco a chiedere scusa ai romani". Parola del deputato Pd Walter Verini che quell'accostamento di Benito Mussolini che pronuncia la dichiarazione di guerra alle scene del film sulla Resistenza "Roma città aperta", proprio non gli sono andate giù. "Una cosa gravissima per la quale sindaco e amministrazione farebbero bene a scusarsi con la città", ha detto Verini. "La proiezione è avvenuta senza alcuna presa di distanza da un evento che gettò l'Italia nell'orrore della guerra insieme ai nazisti di Hitler. Roma, città medaglia d'oro della Resistenza, non merita queste offese alla memoria". Neppure la nipote del dittatore è convinta che la scelta del comune sia stata la più felice. Seppure esprime un giudizio non del tutto negativo sulla kermesse, Alessandra Mussolini, parlamentare del Pdl, ammette che "accostare Nerone a Benito Mussolini non è il massimo dal punto di vista storico". Ma l'assessore comunale alla cultura Umberto Croppi, supervisore dell'iniziativa Romagnificat - il Natale di Roma, non accetta critiche e spiega: "Le immagini di Mussolini erano in chiave negativa. Nella lunga carrellata di immagini che hanno ricostruito la storia di Roma, le sequenze della dichiarazione di guerra di Mussolini letta dal balcone di piazza Venezia, erano messe chiaramente in una chiave negativa. Nel video, Mussolini viene messo in sovraimpressione con Nerone che canta la distruzione della città e subito dopo si vedono gli effetti di quella dichiarazione di guerra nelle tragiche immagini di "Roma città aperta". Non c'era nessun intento celebrativo ma, al contrario, la memoria e la condanna del dramma della guerra e dell'occupazione nazista."

martedì 28 aprile 2009

UDC candida

Per le elezioni europee l'UDC candida Emanuele Filiberto Savoia.
Il popolo delle libertà Susanna Petrone.(foto)

In viaggio per la libertà

IL PULLMAN ROSSO

Venerdì 1° maggio, alle ore 18.00, in Piazza Madonna di Loreto a Roma (Fori Imperiali),
verrà inaugurato Il Pullman Rosso, un caratteristico double decker londinese che ospita
una mostra fotografica itinerante dedicata alla Birmania e alla lotta per la libertà condotta
dalle minoranze etniche di quel paese.
􀀯􀂶iniziativa, realizzata dalle associazioni Uomo Libero (www.luomolibero.it) e Popoli
Onlus (www.comunitapopoli.org), ha lo scopo di informare sulla situazione della
repressione condotta nei confronti di numerose popolazioni da parte della giunta militare di
Rangoon.
Il pullman è stato dotato di quattro monitor, sui quali verranno proiettate fotografie di diversi professionisti, tutti reduci da viaggi in Birmania, tra la gente di Rangoon oppure tra i guerriglieri e i profughi Karen, nascosti nelle giungle orientali del Paese, oggi ribattezzato Myanmar.
Tra gli autori dei reportage Giuliano Koren, Andrea
Pandini e il futurista Graziano Cecchini, ,che ha realizzato
anche un libro fotografico nato
dall'esperienza di un viaggio da clandestino nelle zone dei Karen, la
minoranza che si batte con coraggio per l'autodeterminazione e contro la
produzione e il commercio di droga.
Il giorno 8 maggio il pullman lascerà Roma, per spostarsi in Abruzzo,
dove si trasformerà in un cinema mobile in cui si proietteranno cartoni
animati e film per i ragazzi terremotati. Una deviazione dal percorso
inizialmente programmato per contribuire, con qualche ora di svago, al
divertimento dei piccoli abruzzesi dei paesi più isolati.
A bordo del pullman verranno caricati anche giocattoli e beni di prima
necessità per i bambini, frutto di una raccolta avviata nei giorni
immediatamente successivi al sisma.
Tra le altre tappe del pullman ci saranno Marino, Anzio, Nettuno, Monterotondo, Lecce,
Salemi, Arezzo, Firenze, Trieste, Verona, Varese, Busto Arsizio, Trento, Bolzano,
Rovereto, Riva del Garda.
Special guest allinterno de Il Pullman Rosso è la Laogai Research Foundation, con un
video sulle brutalità, le fucilazioni e i traffici d'organi del regime cinese.
CONTATTI: 348 2698004

Pullman rosso

in viaggio per la libertà
INAUGURAZIONE
Venerdì 1° maggio, alle ore 18.00, in Piazza Madonna di Loreto a Roma (Fori Imperiali),
verrà inaugurato Il Pullman Rosso, un caratteristico double decker londinese che ospita
una mostra fotografica itinerante dedicata alla Birmania e alla lotta per la libertà condotta
dalle minoranze etniche di quel paese.
L'iniziativa, realizzata dalle associazioni Uomo Libero (www.luomolibero.it) e Popoli
Onlus (www.comunitapopoli.org), ha lo scopo di informare sulla situazione della
repressione condotta nei confronti di numerose popolazioni da parte della giunta militare di
Rangoon.
Il pullman è stato dotato di quattro monitor, sui quali
verranno proiettate fotografie di diversi professionisti,
tutti reduci da viaggi in Birmania, tra la gente di
Rangoon oppure tra i guerriglieri e i profughi Karen,
nascosti nelle giungle orientali del Paese, oggi
ribattezzato Myanmar.
Tra gli autori dei reportage Giuliano Koren, Andrea
Pandini e il futurista Graziano Cecchini, alias
RossoTrevi, che ha realizzato
anche un libro fotografico nato
dall'esperienza di un viaggio da clandestino nelle zone dei Karen, la
minoranza che si batte con coraggio per l'autodeterminazione e contro la
produzione e il commercio di droga.
Il giorno 8 maggio il pullman lascerà Roma, per spostarsi in Abruzzo,
dove si trasformerà in un cinema mobile in cui si proietteranno cartoni
animati e film per i ragazzi terremotati. Una deviazione dal percorso
inizialmente programmato per contribuire, con qualche ora di svago, al
divertimento dei piccoli abruzzesi dei paesi più isolati.
A bordo del pullman verranno caricati anche giocattoli e beni di prima
necessità per i bambini, frutto di una raccolta avviata nei giorni
immediatamente successivi al sisma.
Tra le altre tappe del pullman ci saranno Marino, Anzio, Nettuno, Monterotondo, Lecce,
Salemi, Arezzo, Firenze, Trieste, Verona, Varese, Busto Arsizio, Trento, Bolzano,
Rovereto, Riva del Garda.
Da segnalare la presenza ,all'interno de Il Pullman Rosso,della Laogai Research Foundation, con un video sulle brutalità, le fucilazioni e i traffici d'organi del regime cinese.
CONTATTI: 348 2698004

domenica 26 aprile 2009

Carlos,strage Bologna

PARIGI —
Carlos lo sciacallo, per la prima volta davanti a un magistrato italiano, detta la risposta in lingua francese: «La strage del 2 agosto, a Bologna, non è opera dei fascisti». Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, così come Luigi Ciavardini, i neofascisti condannati per la bomba alla stazione coi suoi 85 morti e i duecento feriti, non avrebbero nulla a che fare con la terribile esplosione al tritolo che nell'estate del 1980 sbriciolò la sala d'aspetto di seconda classe e investì il treno Ancona-Chiasso in sosta sul primo binario. Ascoltato per rogatoria dal pubblico ministero bolognese Enrico Cieri, entrato alle nove di venerdì col funzionario della Digos Marotta nell'austero Palazzo di Giustizia parigino che guarda in faccia le punte della cattedrale di Notre Dame e taglia in due la Senna, il terrorista internazionale di origini venezuelane non batte ciglio e ripete: «A mettere la bomba a Bologna non sono stati né i rivoluzionari né i fascisti...».
Allora chi è stato, insiste il magistrato aggiustandosi gli occhiali sul naso. Ma Carlos, in camicia rossa, ben sistemato nei suoi sessant'anni in arrivo il prossimo 12 ottobre, va per i fatti suoi: «Io voglio parlare davanti a una commissione ministeriale, non a un magistrato... comunque quella è roba della Cia, i servizi segreti italiani e tedeschi lo sanno bene. Il guaio è che l'Italia è una semicolonia degli Stati Uniti, ragion per cui nel vostro Paese non si possono risolvere i tanti misteri... L'Italia dal 1943 è metà pizzeria e metà bordello degli americani, per questo non si risolve nulla... e lo stesso vale per la Germania, semicolonia americana dal 1945».
Carlos, il cui vero nome è Ilich Ramirez Sanchez, detenuto nel carcere francese di Poissy e famoso per l'assalto al quartier generale dell'Opec nel 1975, spiega anche perché «non possono essere stati i neofascisti» a mettere la bomba alla stazione di Bologna. «In quegli anni — detta — il traffico di armi ed esplosivi attraverso l'Italia era cosa soltanto nostra. Col beneplacito dei servizi italiani, coi quali noi rivoluzionari trattavamo personalmente, i compagni potevano attraversare l'Italia, così come la Grecia, con tutte le armi in arrivo da Saddam Hussein. Per questo posso certamente dire che in quei giorni mai ci sarebbe potuto sfuggire un carico di T4 grande come quello fatto esplodere a Bologna. Non sarebbe sfuggito a noi e di certo non lo potevano avere in mano i neofascisti italiani. Quel tritolo viene dai militari... Tra i rivoluzionari palestinesi e l'Ori (l'Organizzazione dei rivoluzionari internazionali, quella di Carlos, ndr) — puntualizza il terrorista — i patti con i servizi segreti italiani erano chiari: in Italia traffico di armi sì, attentati no... E noi abbiamo mantenuto la parola». Quindi Carlos demolisce anche la tesi di Cossiga, quella dello scoppio accidentale dell'esplosivo in transito: «Conosco bene quel tritolo, non suda, non si muove... per farlo saltare serve per forza l'innesco».
A fianco di Carlos, portato in tutta sicurezza al primo piano del tribunale circondato dalla Gendarmeria, ci sono gli avvocati Sandro Clementi e Isabelle Coutant. Con loro l'interprete Sophie Blanco. Davanti al terrorista, a far domande, stanno seduti il giudice istruttore Yves Jannier (che ha sostituito Brughier) e il pm Cieri, l'ufficiale di collegamento italiano in Francia, Forcella, e il magistrato italiano di collegamento a Parigi, Camelieri. Prima di iniziare «lo sciacallo» li fissa negli occhi uno per uno, prende carta e penna e chiede a ognuno di loro nome e cognome. Non tutti rispondono. A un tratto il magistrato bolognese tira fuori un album fotografico e chiede a Carlos se conosce Abu Saleh Anzeh, rappresentante in Italia del Fronte popolare per la liberazione della palestina (Fplp). Sorride, «lo sciacallo».
Prima di diventare segretario a Damasco di George Abbash, Anzeh era il suo uomo delegato ai rapporti con i servizi segreti militari. «Del resto noi eravamo organizzati militarmente — spiega Carlos — per questo subito dopo lo scoppio a Bologna ho ricevuto un rapporto scritto. Noi, prima di tutti, volevamo capire cosa fosse accaduto». A inviarlo, dice ancora, è stata Magdalena Cecilia Kop, nel 1980 una semplice militante poi diventata sua moglie, oggi ripudiata perché starebbe collaborando con il Bka, la polizia politica tedesca. «Andate a chiederlo a lei cosa c'era scritto... I servizi sapevano bene che a Bologna quel giorno c'era Thomas Kram e farlo saltare in aria con la stazione sarebbe stato come mettere la firma dei palestinesi sull'eccidio... Così l'Italia si sarebbe staccata dai palestinesi e avvicinata agli israeliani. Ma Kram (già interrogato dal pm Cieri, ndr) si è salvato e l'operazione è fallita. Thomas era braccato passo passo dagli 007... In realtà era diretto a Perugia. Perché non tutti lo sanno, ma il '68 non è nato a Parigi, è nato a Perugia nel 1967».
Biagio Marsiglia26 aprile 2009
fonte: Corriere della Sera
link:http://www.corriere.it/cronache/09_aprile_26/strage_bologna_carlos_assolve_mambro_fioravanti_2afc92f8-3213-11de-becc-00144f02aabc.shtml

Canto LXXII Ezra Pound

Purché si cominci a ricordare la guerra di merda
certi fatti risorgeranno. Nel principio, Dio,
il grande esteta, dopo aver creato cielo e mondo,
dopo il tramonto volcanico, dopo aver dipinto
la roccia con licheni a modo nipponico,
cacò il gra usuraio Satana-Gerione, prototipo
dei padroni di Churchill. E mi viene ora a cantar
in gergo rozzo (non a (h)antar 'oscano) ché
dopo la sua morte mi venne Filippo Tomaso dicando:
"Bè, sono morto,
ma non voglio andare in Paradiso, voglio combattere ancora.
Voglio il tuo corpo, con che potrei ancora combattere".
Ed io risposi: "Già vecchio il mio corpo,
Tomaso e poi, dove andrei? Ne ho bisogno io del corpo.
Ma ti darò posto nel Canto, ti darò la parola, a te;
ma se vuoi ancora combattere, va; piglia qualche giovinotto
pigiate hualche ziovinozz' imbelle ed imbecille
per fargli un po' di coraggio, per dargli un po' di cervello
per dare all'Italia ancor' un eroe fra tanti;
così puoi rinascere, così diventare pantera,
così puoi conoscere la bi-nascita, e morir una seconda volta
non morir viejo a letto,
anzi morir a suon di battaglia
per aver Paradiso.
Purgatorio già hai fatto
dopo il tradimento, nei giorni di Settembre Ventunesimo,
nei giorni del crollo.
Vai! Vai a farti di nuovo eroe.
Lascia a me la parola.
Lascia a me ch'io mi spieghi,
ch'io faccia il canto della guerra eterna
fra luce e fango.
Addio, Marinetti!
Tornaci a parlar quando ti sembra"
. "PRESENTE"
e, dopo quel grido forte, mesto aggiunse:
"In molto seguii vuota vanitade,
spettacolo amai più che saggezza
ne conobbi i savi antichi e mai non lessi p
arola di Confucio né di Mencio.
Io cantai la guerra, tu hai voluta pace,
orbi ambedue!
Che all'interno io mancai, tu all'odierno".
E parlava a me
in parte solamente né al vicino
una parte di se con se dialogava
e non di se il centro; e da grigia
la sua ombra si fè più grigia
finché un altro tono della gamma
uscì dalla diafana del cavo vuoto:
"Vomon le nari spiriti di fiamma"
Ed io:
"Venisti tu Torquato Dazzi a ninna-nannarmi i versi
che traducesti vent'anni or sono per svegliar Mussato?
Tu con Marinetti fai il paio
ambi in eccesso amaste, lui l'avvenire
e tu il passato.
Sovra-voler produce sovra-effetto
purtroppo troppo, egli distrugger volle
ed or vediamo le sue rovine più che nel suo voler".
Ma il primo spirito impaziente
come chi porta notizia urgente
e non sopporta affare di minor urgenza
riprese, ed io riconobbi la voce di Marinetti
come sentita Lungotevere, in Piazza Adriana:
"Vai! Vai!
Da Macalè sul lembo estremo
del gobi, bianco nella sabbia, un teschio
CANTA
e non par stanco, ma canta, canta:
-Alamein! Alamein!
Noi torneremo!
N O I T O R N E R E M O !-"
"Lo credo", diss'io,
e mi pare che di codesta risposta ebbe pace.
Ma l'altro spirito tornò al suo ritornello
con:
"poco minor d'un toro"...
(che è verso dell'Eccerinus
tradotto dal latino).
Egli non pose fine al verso.
Perché tutta l'aria tremò, e tutta l'ombra
con sconquasso
e come tuono che la pioggia ingombra
saettava frasi senza senso. Finché con scrocchio
come nello scafo sommerso quando il raggio lo trova
che precorre forse la morte
ed in ogni caso gran pena,
udii in stridio crepitar
': "Calunnia Guelfa, e sempre la loro arm
a fu la calunnia, ed è, e non da ieri.
Furia la guerra antica in Romagna
lo sterco sale sino a Bologna
con stupro e fuoco, e dove il cavallo bagna
son marocchini ed altra genia
che nominar è vergogna,
sì che il sepolto polvere s'affasca
nel profondo, e muove, e spira,
e, per cacciar lo straniero, agogna
a tornar vivo.
Di sporco vidi io parecchio ai miei tempi,
la storia dà esempi a serie sporca
di chi tradì città o una provincia
ma quel mezzo feto
tutta l'Italia vendé e l'Impero!
Rimini arsa e Forlì distrutta,
chi vedrà più il sepolcro di Gemisto
che tanto savio fu, se pur fu greco?
Giù son gli archi e combusti i muri
del letto arcano della divina Ixotta..."
"Ma chi sei?" clamai
contra la furia della sua tempesta,
"Sei tu Sigismundo?"
Ma egli non m'ascoltòfuriando:
"Più presto sarà monda la Sede
da un Borgia che non da un Pacelli.
Figlio d'usuraio fu Sisto
e tutta la lor combutta
di Pietro negator' degni seguaci,
d'usura grassi e di ottimi contratti!
Ch'or' vengon' a muggirVi che Farinacci
ha mani rozze, perché è mangia foglia.
Ha una mano rozza, ma l'altra ha dato
così avendo onore cogli eroi,
tanti ne sono: Tellera, Maletti,
Miele, de Carolis e Lorenzini
Guido Piacenza, Orsi e pedrieri
fiol di banchiere fu Clemente, e nato
d'usuraio il Decimo Leone..."
"Chi sei?" clamai
"Io son quell'Ezzelino che non credé
che il mondo fu creato da un ebreo.
Se d'altro scatto io fossi reo
poco t'importa ora.
Mi tradì chi il tuo amico ha tradotto
cioè Mussato, che ha scritto
ch'io son fiol d'Orco,
e se tu credi a simile patocchia
ogni carota può ben farti ciuco.
Il bello Adonide morì d'un porco
a far pianger' la Ciprigna bella.
Se feci giocattolo della ragione
direi che un toro da macello,
o dal zoologo, vale un piccione;
chi delle favole prende piacere e gioia
dirà che l'animale non fa la religione.
Un solo falso fa più al mondo boia
che i miei scatti: tutti! Ragna, ragnaccia!
Cavami quella belva dal suo buco
se non è questa:
Bestia umana ama la pastoia?
Se mai l'imperatore quel dono fece,
Bisanzio fu madre del trambusto,
lo fece senza forma e contra legge,
scindendo sé dal sé e dallo giusto;
né Cesare se stesso mise in schegge,
né Pietro pietra fu prima che Augusto

tutta la virtù ebbe e funzione.
Chi dà in legge è solo il possidente,
e'l caso ghibellin ben seppe il fiorentino".
E come onde che vengon da più di un trasmittente
sentii allora
le voci fuse e con frasi rotte
e molti uccelli fecer' contrappunto
nel mattino estivo,
fra il cui cigolar
in tono soave:
"Placidia fui, sotto l'oro dormivo".
Suonava come note di ben tesa corda.
"Malinconia di donna e la dolcezza"...
Ma io ebbi la pelle convulsa
fra le mie spalle,
e il mi polso preso
in sì ferreo laccio
che muover non potei
né mano né spalla, e ad afferrare il polso
io vidi un pugno
e non vidi avambraccio
che mi tenne come chiodo in muro;
mi crede insulso chi non ha fatto la prova.
E poi la voce che prima furiava,
mi disse feroce, dico feroce, ma non ostile
anzi era paterna quasi, come chi spiega
in mezzo di battaglia che deve fare un giovin' poco esperto:
"La voglia è antica, ma la mano è nuova.
Bada! Bada a me, prima ch'io torni
nella notte.
Dove il teschio canta
torneranno i fanti, torneranno le bandiere".

martedì 21 aprile 2009

da IL GIORNALE di oggi

Fallito il tentativo di offensiva istituzionale appresso ai santorismi vari, ci si poteva aspettare che una qualche vampata di polemica politica entrasse nelle opere di soccorso ai terremotati abruzzesi. E la polemica difatti è arrivata, entrando da una porticina solo apparentemente secondaria, e vedremo il perché. La Stampa di ieri offriva questo titolo: “No ai volontari in camicia nera”. Avvertenza per i lettori che non hanno letto di prima mano l’articolo: non si tratta di un pezzo sull’arruolamento nella campagna di Etiopia, nella divisione Littorio durante la guerra civile spagnola o nelle file dei cristiano-maroniti al tempo del conflitto libanese, ma di un reportage da Poggio Picenze, paese abruzzese dove i ragazzi di Casa Pound, centro sociale romano “di destra”, hanno piantato le tende per portare aiuti alla popolazione. La destra radicale che fa volontariato appare un controsenso agli occhi del cronista, direbbe il Blasco che «non sta bene non si fa», si esce troppo dal seminato degli stereotipi, e allora bisogna darsi da fare per trovare qualche indignato a puntino del fatto che «militanti in giacca nera» raccolgano e distribuiscano pannolini, cibo e vestiti. Così, fermandosi al titolo, per un brutto gioco ideologico, sembra quasi che se da destra si fa operosità sociale, gli aiuti si trasformano crudelmente nella loro degenerazione, il pane diventa pane nero, il caffè diventa ciofeca, i giocattoli manganelli, le tende alcove, il cioccolato un surrogato autarchico, i vestiti di cotone si fanno di ortica o canna, le razioni prendono la forma di tessere annonarie.Dal tono del pezzo pare che ci sia un paese in rivolta, o perlomeno a disagio, abbarbicato sullo steccato del conflitto politico per una presenza politicamente poco gradita. Ma sentite cosa dice il vicesindaco di Poggio Picenze, Angelo Taffo, esponente di una lista civica dove convivono centrodestra e centrosinistra, quando gli mostri il servizio: casca dalle nuvole per un racconto «totalmente falso». È tutto l’opposto, dice lui: «I paesani sono tutti entusiasti del lavoro di questi ragazzi, davvero encomiabile, non solo qui ma anche negli altri punti di smistamento che gestiscono. Loro stessi hanno raccolto una quantità enorme di aiuti, e tengono una precisa contabilità dei rifornimenti che aiuta a prevenire i pochi “furbi”. Io non sapevo neanche cosa fosse Casa Pound, sono arrivati e non hanno mai smesso di lavorare. Altro che criticarli, ci sarebbe da dargli la cittadinanza onoraria... ». Dunque, conviene chiudere qui una questione che odora di frusti retropensieri. È che la porticina della querelle paraideologica si spalanca su un'altra verità. I racconti politicamente unilaterali dell’Italia buona, giusta e tanto progressista, della sola sinistra giovanile e sindacale che si mobilita per la solidarietà, nello stile dell’epopea dell’alluvione fiorentina secondo Marco Tullio Giordana, in Abruzzo non funzionano più, perché tagliano fuori una parte della storia, perché dimenticano una parte preziosa della meglio gioventù che si è rimboccata le maniche tra i detriti, lavorando col sorriso a bocca chiusa, senza cercare la facile pubblicità delle sale stampa. Dei centri sociali “non conformi” romani, che hanno popolato la Capitale di punti di raccolta col tricolore, c’è anche il Foro 753. Ma al di là di qualche sigla eclatante da sfruttare, per titolo a effetto sghembo, c’è un fenomeno più vasto e più profondo, silenziosamente profondo, di associazionismo e volontariato che nasce a destra ma non porta insegne di partito o militanza. Questo ambiente umano si è mobilitato con una forza inedita che supera di molto per intensità le memorie passate dei camion partiti venti anni fa o poco meno alla volta di Timisoara o della Croazia. Si sono mossi il MoDaVi, Soccorso Sociale e altre associazioni. I volontari sono arrivati immediatamente da tutta Italia, a decine e poi a centinaia, al servizio di un’opera comune, in raccordo con la Protezione civile e la Croce Rossa, e sono stati capaci di raggiungere in un territorio così vasto anche le frazioni più sperdute e i nuclei familiari più isolati nel loro attaccamento alle radici di una vita. Luca Panariello di Perigeo, una solida esperienza nello tsunami thailandese, elenca 230mila litri d’acqua, 50 tonnellate di generi alimentari e prodotti per l’igiene raccolti davanti al Gran Teatro di Roma e portati fin su a San Demetrio, Paganica o Luccoli, cita il protocollo d’intesa siglato col sindaco piddino di Alba Adriatica per rifornire 6.000 sfollati. Emerge un’agilità decisionale che consente di fare un passo più in avanti rispetto alle grandi organizzazioni. Lo racconta, superando un comprensibile pudore, un giovane esponente del Pdl aquilano, Salvatore Santangelo. Punto di raccordo dei volontari sin dalla mattina della tragedia, ha perso la casa, non la passione civile: «Un evento traumatico come un terremoto spezza vita, distrugge esistenze. In compenso ho assistito a uno sprigionamento inconsueto di energie, alla mobilitazione di centinaia di giovanissimi che ci stanno dando una mano incredibile. Adesso sta a noi la sfida di ricostruire riunendo le nuove tecnologie e la nuova urbanistica, come chiede giustamente Berlusconi, con la dimensione identitaria del popolo abruzzese, l’unico tesoro che il terremoto ha lasciato intatto». In assenza di retoriche, agli antipodi delle solidarietà scagliate comodamente a migliaia di chilometri di distanza, questa storia andava raccontata. Solo per un attimo, però. Adesso lasciateli stare, non puntate teleobiettivi e microfoni, sono tornati a lavorare.

lunedì 20 aprile 2009

un bel riconoscimento

Con particolare gioia,consapevoli che domani ne avremo assai limitate tracce nella stampa,"rilanciamo" questa notizia battuta alle 19,04 da Adnkronos)-
"L'emergenza non ha colore. Casapound per noi e' un'istituzione e rimarra' a Poggio Picenze finche' ce ne sara' bisogno. Siamo fieri di questi ragazzi, e chi li critica se ne puo' andare a casa''. A parlare e' Mario Masci, l'assessore ai Lavori pubblici del piccolo centro alle porte dell'Aquila, dove l'associazione di Gianluca Iannone sta collaborando nella gestione del campo che ospita i circa 700 sfollati del Paese. ''Hanno dato una mano gradissima - sottolinea Masci all'ADNKRONOS - tanto e' vero che ho gia' promesso che finita l'emergenza a Iannone gli daremo la cittadinanza onoraria''.

La Stampa su Casa Pound

I primi giorni non se n’è accorto nessuno. C’era altro cui pensare: il paese sventrato dal terremoto e i morti.
Poi, però, l’angoscia ha concesso una tregua e a Poggio Picenze qualcuno ha puntato gli occhi sulle bandiere alzate proprio accanto al campo della Protezione Civile. Sui ragazzi vestiti di nero, con il cappuccio alzato e la scritta «me ne frego» tatuata sul collo. Così tra la gente più d’uno ha cominciato a protestare: «Io proprio non voglio farmi aiutare da un gruppo di fascisti», sospira Maria puntando il dito verso lo striscione nero che fa bella mostra vicino alla chiesa diroccata. Poco distante i ragazzi in mimetica e giacconi neri non sembrano curarsi dell’attenzione. Loro sono i membri dell’associazione Casa Pound.
Fascisti? «Mi riconosco nella dottrina fascista che ritengo tuttora validissima, ma non nel periodo storico del fascismo che è finito nel 1945. Noi siamo i fascisti del Terzo Millennio, non ci riconosciamo nella destra di oggi, siamo un movimento di estremo centro alto», spiega Massimo Carletti, responsabile del campo. Il punto, però, è anche un altro: il comune ha affidato a Casa Pound la gestione degli aiuti. Così camminando tra le tende si assiste a scene che proprio non ti immagineresti nell’Abruzzo del terremoto: sguardi storti, battute.
Proprio nel campo dove Berlusconi e il ministro Gelmini sono venuti per l’inaugurazione della prima scuola riaperta nelle grandi tende. «Noi siamo venuti per aiutare, abbiamo portato tonnellate di roba. Appena hanno saputo del terremoto, i nostri iscritti si sono mobilitati. Siamo venuti da tutta Italia», racconta Carletti e indica le trenta tende piantate nel prato. E’ mattino, una giornata fredda, con l’umidità che ti entra nelle ossa, e i ragazzi si preparano per un’altra giornata.
Passerebbero quasi inosservati se non fosse per le mimetiche, le giacche nere, le felpe con i teschi.
Carletti accetta di fare la guida al cronista. Cammina e intanto spiega: «Le costruzioni del Ventennio non sono crollate». Il magazzino gestito da Casa Pound è una delle poche costruzioni che hanno retto la botta del terremoto, nel grande spazio di dieci metri per trenta è accumulato di tutto: cibo, pannolini, vestiti, giochi per bambini. I militanti in giacca nera catalogano gli oggetti, li distribuiscono, parlano con gli abitanti.
I modi sono gentili, si respira entusiasmo. Ma rispetto alle altre tendopoli c’è una tensione impalpabile. Quando passa un volontario della Protezione Civile ecco che viene fuori. «Scusa, tu chi sei?», gli chiede un ragazzo. E l’altro di rimando: «Mi chiamo Luigi, e tu chi sei?». Finisce lì, ma Carletti racconta: «Succede continuamente». Poi c’è la gente di Poggio Picenze. Molti non fanno caso a quel nero dominante, altri, però, storcono il naso: «Ma perché il Comune ha affidato la gestione dell’emergenza a un gruppo di estremisti? Siamo nell’Abruzzo di Silone e della Resistenza… è uno schiaffo alla memoria», sbotta Attilio.
Il sindaco, Nicola Menna, professore di scuola arruolato dal centrodestra, scrolla le spalle: «A me questa storia dell’associazione fascista non interessa, nel campo non fanno politica». Ma le proteste di volontari e abitanti? «Noi adesso abbiamo bisogno di aiuto e quei ragazzi si danno da fare». Com’è che il Comune gli ha affidato la gestione degli aiuti? «Me li ha presentati un mio ex alunno». E qualcuno fa notare che a San Biagio di Tempera sono arrivati i ragazzi del centro sociale Spartacus. Insomma, si dice, c’è anche la sinistra. Al campo ufficiale, quello della Protezione Civile, continuano il loro lavoro nonostante la notizia comparsa sul Messaggero. Pasquale Landinetti, della Regione Campania, mostra questa tendopoli che è un esempio di solidarietà italiana: efficienza svizzera mischiata a calore campano. Ieri nella tenda-chiesa sono arrivate le reliquie di San Felice Martire e la campana del campanile pericolante. «Noi a Casa Pound non diamo nulla, per noi non sono riconosciuti. Diamo al Comune il materiale in eccedenza rispetto alle esigenze del campo, loro ne fanno quello che credono». E’ l’ora della messa nella chiesa che sa di gomma come un canotto. Sulle sedie si dispongono anziani del paese vestiti di scuro, uomini della Protezione Civile con la divisa gialla e un ragazzone con la testa rasata e la giacca nera con il distintivo: «Invincibili».

sabato 18 aprile 2009

"Fratelli d'Italia"

Nel link un articolo di Gabriele Adinolfi su quanto sta avvenendo intorno alla presenza a L'Aquila e alle necessità e alle inizietive
http://www.noreporter.org/index.php?option=com_content&view=article&id=12325:a-laquila-uno-scontro-di-civilta&catid=14:note&Itemid=18

Oltre che ricordare l'impegno di Casa Pound ci fa piacere proporre questa riflessione di Adinolfi ch ci pare porre il problema centrale




Il problema, ora, è di passare al più presto dall'assistenzialismo obbligato, che gli abruzzesi, gente fiera, vivono con un certo imbarazzo, alla ripartenza assoluta e autonoma dell'aquilano. Per questo si deve cambiare registro. E' necessario, per esempio, che anziché continuare a stoccare latte Parmalat o Granarolo, si faccia prioritariamente ricorso alle centrali abruzzesi del latte, che oggi sono paralizzate perché i loro luoghi di distribuzione sono stati occupati da ditte di fuori. Che s'inizi a ridurre il personale della Protezione Civile utilizzato per compiti di contorno, come i servizi ai tavoli che assorbono centinaia di persone di fuori, favorendo invece l'inquadramento attivo della popolazione locale che mal sopporta, giustamente, di fare la parte dell'assistita. Si deve, progressivamente, ribaltare il quadro. La cucina, la pulizia, i servizi, devono diventare autonomi e autoctoni. Non è cosa di poco conto; si scontrano, difatti, tre concezioni del sociale che sono a loro volta rivelatrici di autentici conflitti di civiltà. L'assistenzialismo da una parte (che è la concezione parastatal-parrocchiana), il conflittualismo da un'altra (i deliri alla Santoro) e infine la socialità pura, attiva, organica, integrale, selettiva e comunitaria.
In quest'ottica funziona il volontarismo puro offerto da Casa Pound, dal Soccorso Sociale e da tutti i volontari delle squadre di soccorso tricolore, in buona misura composte da terremotati. La gente lo capisce e non si limita quindi ad accogliere pasti, vestiti e sanitari dai due punti gestiti dai “Fratelli d'Italia” (Poggio Picenze e la zona Pile de L'Aquila). Se il nostro impegno si limitasse a questo sarebbe comunque significativo, visto che negli ultimi due giorni abbiamo rifornito oltre mille persone, ma non sufficiente. E' l'offrire il concetto di una speranza che fa affidamento sulle proprie energie oltre che sulla solidarietà militante, l'opera più importante che si sta compiendo e che la gente percepisce appieno......

Ieri sera, causalmente si è improvvisata una grigliata tra i volontari presenti e si è cotta carne per quarantotto persone. Si è verificato un via vai di gente del luogo che chiedeva magliette con la tartaruga, non per coprirsi ma per sentirsi in comunità, è stata richiesta una bandiera di Casa Pound firmata da tutti i volontari, da affigere sulla parete della casa che verrà! Una signora, sfollata, ha improvvisato una zuppa per cinquanta persone ed è venuta a portarcela, per partecipare.
Ecco la parola magica, quella su cui sin dovrà al più presto edificare la rinascita della città fortemente voluta da Federico II e che, miracolosamente(?) ha visto resistere indenni al terremoto gli edifici del Ventennio.
Non siamo qui solo per dare, che già è importante, ma per contribuire all'autonomia della polis e alla ripresa della civiltà. Questo non coincide con l'assistenzialismo che ingenera passività e lede la dignità e men che meno con le polemiche partigiane e con la filosofia della discordia infinita che produce odi e separazioni. La logica è semplice e chiara: una nazione, un popolo. Questo non significa affatto la catena di Sant'Antonio fatta di burocrati e questuanti e neppure l'eterno io contro di te. Questa logica, semplice e chiara, è quella che vuole la gente di abruzzo e che noi, rivolo verso un fiume in piena, intendiamo continuare a contribuire ad imporre con l'esempio, l'organizzazione e la normalità.

GIANO ACCAME

Ci fa piacere proporre una serie di ricordi:
da quellodi Renato Farina

http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=17228

a quello dei giornalisti di "Lettera 22"

http://www.wallstreetitalia.com/articolo.asp?art_id=701848

a quello sincero, commosso e profondo di Stenio Solinas

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=344399

e quello del direttore di Rinascita ugo Gaudenzi
http://www.rinascita.info/cc/RQ_Editoriale/EkFAAyAVAFWPPoFxtM.shtml

lunedì 13 aprile 2009

Fabbriche recuperate

Nel numero di sabato scrorso del quotidiano RINASCITA è pubblicato un interessante articolo di Alessia Lai su una nuova esperienza di fabbrica recuperata.
I lavoratori della impresa di dolciumi Arrufar a fronte della chiusura della stessa e dell'assenza degli ultimi dieci anni di contributi previdenziali hanno provveduto a occupare lo stabilimento e a proseguire la produzione in regime di autogestione unendosi a un vasto movimento sociale iniziatosi nel 2001.
L'interesse di questi esempi di socializzazione è tale da imporre un costante studio e,per quanto possibile,una diffusione della loro conoscenza.

venerdì 10 aprile 2009

Comunicato Casa Pound:Abruzzo

Avamposto di Casa Pound all'Aquila. Coordinamento con L'Aquila rugby e il Mosaico Romano. Ora si può, anzi si deve, iniziare a partire
Casa Pound, guidata da Gianluca Iannone è da stamattina operativa nella cinta de L'Aquila.
Dopo ordini e contrordini i ragazzi sono stati impegnati in tutte le operazioni, compresi gli scavi.
Il coordinamento è assicurato con la Protezione Civile e con gli aquilani legati alla Regione e al Rugby.
Nelle prossime ore prenderà forma un'organizzazione più capillare che passerà per questi due snodi tramite l'operato sinergico del Mosaico Romano e di noreporter.
Servono subito:- prodotti igienici (sapone, detersivo, disinfettanti, pannolini, pannoloni, assorbenti e anche mutande)- medici e personale paramedico
Servono con continuità (meglio però dalla prossima settimana che non da subito) volontari che si alternino
Per offrirsi volontari potete scrivere a ga@gabrieleadinolfi.it
Sia chiaro che non stiamo salvando noi l'Abruzzo; saremo soltanto - per fortuna! - un rivolo nel mare. Ma questo ci renderà felici. Fratelli d'Italia; una nazione un popolo!

giovedì 9 aprile 2009

Casa Pound.Rinviato l'incontro con Capuozzo

per ovvi motivi .Intanto partono gli aiuti per l'Abruzzo.

e inoltre


Oltre l'impegno per l'Abruzzo...oggi

Giovedi 9 aprile ore 21 - Casa Pound - Via Napoleone III 8
"Il giornalismo come coraggio"intervengono:
Toni Capuozzo
Fausto Biloslavo(giornalisti di guerra)
Introduce Adriano Scianca, responsabile culturale Casa Pound Italia

Aggiornamento struttura aiuti per Abruzzo

CASA POUND ITALIA
ROMA - Via Napoleone III,
ROMA - Via degli Orti di Malabarba, 15
LATINA - Via XVIII Dicembre, 33
SULMONA - Corso Ovidio, 208
TORINO - Via Cellini, 22
MILANO - Via San Brunone, 17
MILANO - Via Pareto, 14
DOMODOSSOLA - Piazza della convenzione, 5
VERONA - Via Poloni, 30
BOLZANO - Bar8 via Dalmazia 16
BOLOGNA - Piazza di Porta Castiglione, 12
PISTOIA - Via Porta San Marco, 161
LUCCA - via Michele Rosi (già via dei Borghi) 63
RIETI - Via Garibaldi, 139
ASCOLI PICENO - via della Fortezza, 7
AREZZO - Via San Lorentino, 51
FERENTINO(FR) - Via Guglielmo Marconi, 100
SORA(FR) - via lucio Gallio 9
ARNARA - via dei fossi snc
SALERNO - Via Galdo, 4
AVELLINO - Via Circumvallazione, 55
AVELLINO - Piazza Trecine, 5
BARI - Via Garruba, 22
PALERMO - Via Tevere, 4
SASSARI - Via degli astronauti, 3
SIENA - Via Stalloreggi, 87
LAMEZIA TERME - piazza s.giovanni 17
TODI - Portici Comunali Piazza del Popolo
PARMA - Via Iacchia, 33R
EGGIO EMILIA - Via Montefiorino, 10/h

INOLTRE

ROMA: Perigeo Lazio e GN Comunication, in collaborazione con Radio Incontro. INFO: Luca Panariello – 338.6261463
Foro 753, via Beverino 49 (18- 21,30)
OSTIA: CMO. GANDALF - Via delle Baleari, 189
FIUMICINO: 2punto11, via G.B Grassi 7
GUIDONIA: Libreria Trevvvù, via Visintini 40
CAVE: Base Militante Cave + Casa Pound via Morino 1 presso la pinetina comunale. per INFO 3809012479 3396326305
RIETI: Sala machine Teseo Tesei direttamente al Comune
CROTONE: Terra Di Mezzo, via Teano

Contatti organizzativi:

Casa Pound Italia:

massimo.carletti@gmail.com
e inoltre:
ga@gabrieleadinolfi.it
'

martedì 7 aprile 2009

De Benoist oggi su IL GIORNALE

L’Europa ha bisogno di una Russia forte
di Alain de Benoist


Mentre ero a Mosca per un corso all'Università Lomonosov, vari docenti mi dicevano di essere stati colpiti dal fatto che Berlusconi fosse più o meno l'unico capo di governo dell'Unione europea simpatizzante con la Russia nella guerra nell'Ossezia del Sud. C'è un’eccezione italiana nello sguardo europeo sulla Russia?La Russia è sempre stata vittima di stereotipi. Il marchese de Custine, Hegel, Marx e soprattutto Engels, che nel razzismo antirusso precorreva Hitler, l'hanno costantemente rappresentata come Paese «barbaro» e «prigione di popoli». Eppure la sua potenza era temuta. Nel 1918, il sesto dei quattordici punti del presidente Wilson diceva ingenuamente: «La Russia è troppo grande e troppo omogenea, va ridotta all'altipiano della Russia centrale (...). Così avremo davanti un foglio bianco».In epoca comunista, la divisione fra emigrazione e «dissidenti» di qui, «bolscevichi» e «soviet» di là, quasi inibiva lo studio serio della complessità delle tendenze. Come aveva capito Ernst Niekisch, «la storia del Partito comunista russo si può leggere come eterna lotta fra la tendenza sovranista-nazionale e quella cosmopolita» (Natalia Narochnitskaia). Nel 1945 la fine della Seconda guerra mondiale, decisa a Stalingrado e ancor più a Kursk, segnò la vittoria di Stalin e della Russia. Sebbene sia stata anche quella del comunismo, essa fu innanzitutto vista come vittoria russa dall'immensa maggioranza dei russi stessi. E anche per questo il crollo del sistema sovietico ha potuto esser considerato una pagina nera della storia nazionale della Russia anche da tante vittime della repressione di regime.Dietro la retorica dominante della Guerra fredda ("mondo libero" contro "blocco orientale"), spesso la denuncia del comunismo camuffava l'ostilità per la Russia, preesistente alla rivoluzione bolscevica e sopravvissuta alla disintegrazione dell'Urss. Per Natalia Narochnitskaia combattere il sovietismo era la finta: la posta in gioco era lo «spazio nella successione geopolitica dello Stato storico russo». L'hanno dimostrato i fatti dopo la caduta del Muro di Berlino.Nel 1991, Gorbaciov aveva accettato l'integrazione nella Nato della Germania riunificata in cambio della promessa di Washington che l'Alleanza atlantica non si sarebbe estesa oltre le frontiere tedesche. Promessa infranta: la «nuova Europa» (centrale e orientale) è presto divenuta perno d'interessi americani. A dissipare le ultime illusioni sono stati il rifiuto della Nato della zona denuclearizzata dall'Artico al Mar Nero proposta dalla Russia, la denuncia unilaterale statunitense del trattato Abm sui missili balistici, i bombardamenti sulla Serbia della Nato nel 1999, l'appoggio dato dal 2003 alle «rivoluzioni colorate» nell'Europa orientale, lo spiegamento di sistemi antimissile americani in Polonia e nella Repubblica Ceca, l'appoggio dal 2005 alla candidatura della Georgia, dei Paesi baltici e dell'Ucraina all'ingresso nella Nato, il sostegno alla proclamazione unilaterale d'indipendenza del Kosovo, poi al presidente georgiano Saakashvili nell'invasione dell'Ossezia del Sud da parte delle sue truppe. Per gli americani lo scopo è sempre lo stesso: evincere la Russia dal Baltico, dal Caspio e dal Mar Nero, negarle accesso all'antico spazio mediterraneo e bizantino, spingere sempre più a est i confini della Nato, controllare il Caucaso e dell'Asia centrale e delle risorse energetiche che passano di lì.Ma il Cremlino ha reagito. Dopo gli anni neri (1991-1998) del periodo Eltsin, la Russia pare orientata risolutamente verso un mondo multipolare. L'intervento di Vladimir Putin alla Conferenza sulla sicurezza (Monaco, febbraio 2008) ha segnato la svolta. Un'altra è stata la fermezza davanti all'aggressione georgiana, la scorsa estate.Da allora gli Occidentali agitano lo spettro del ritorno alla guerra fredda. Indignati, ripetono la frase di Putin: «La fine dell'Unione Sovietica è la maggiore catastrofe geopolitica del XX secolo». Ma non la citano mai tutta: «La fine dell'Unione Sovietica è la maggiore catastrofe geopolitica del XX secolo. Non ha cuore chi se ne infischia. Non ha cervello chi vuole ricostituirla nello stesso modo di prima» (Komsomolskaia Pravda, 2 febbraio 2000). In realtà non si torna alla guerra fredda (basata su un clima ideologico estinto), tornano linee di forza storiche e geopolitiche tradizionali.Tentare di contenere, rimuovere o smembrare l'Impero russo è sempre stata la tentazione, spesso messa in pratica, delle potenze occidentali. Ma allora erano le potenze europee, mentre oggi sarebbero soprattutto gli Stati Uniti a giovarsi di sconfitte strategiche russe.Verso l'Europa spesso i russi provano un senso d'amarezza e umiliazione. Intendono tornare a essere rispettati e considerati. Hanno infatti il diritto d'attendersi dagli europei una politica chiara, non una relazione mediocre appiattita sugli americani. Mentre l'Europa ha bisogno d'una Russia forte, restituita allo status tradizionale di grande potenza e fattore strutturale nei rapporti internazionali, per salvaguardare l'indipendenza e sfuggire a ogni forma di tutela e ingerenza esterna. Il suo interesse politico e geopolitico è diventare il partner più stretto possibile di una Russia della quale è già complementare economicamente e tecnologicamente. Che ora l'Unione Europea paia andare in senso opposto non toglie nulla all'urgenza d'un'intesa neo-bismarckiana con la Russia. L'Europa si svincoli dall'Occidente e guardi a Est. Se declina la Russia, declina l'Europa.(Traduzione di Maurizio Cabona )

Squadre soccorso per l'Abruzzo

Non è possibile partire senza essere accettati dalla Protezione civile o affini. Giovedì da Roma partono le squadre di soccorso organizzate dal modavi (www.modavi.it) Per partecipare è necessario riempire il modulo.
Se si vuole partire con gruppi che si stanno coordinando autonomamente con il Modavi rivolgersi a Casa Pound Italia ,che si sta organizzando in merito, o al Mosaico Romano
Contatti:
Casa Pound Italia:
massimo.carletti@gmail.com 3490675700
Mosaico Romano:
mosaicoromano@virgilio.it 3492889419

CASA POUND ITALIA:punti per raccolta aiuti per l'Abruzzo

Coperte, vestiti, pannolini, latte in polvere, casse d'acqua e tutti i beni di prima necessita', che possono servire alle popolazioni gravemente colpite dal terremoto in Abruzzo, verrano raccolti presso i centri di CasaPound Italia presenti su tutto il territorio nazionale, e messi a disposizione delle locali sedi della Protezione Civile.
Si invita alla solidarietà fattiva verso i fratelli abruzzesi colpiti dalla tremenda tragedia.Di seguito i luoghi ove si stanno allestendo in queste ore i punti raccolta:
ROMA - Via Napoleone III, 8
ROMA - Via degli Orti di Malabarba, 15
LATINA - Via XVIII Dicembre, 33
SULMONA - Corso Ovidio, 208
TORINO - Via Cellini, 22
MILANO - Via San Brunone, 17
MILANO - Via Pareto, 14
DOMODOSSOLA - Piazza della convenzione, 5
VERONA - Via Poloni, 30
BOLOGNA - Piazza di Porta Castiglione, 12
PISTOIA - Via Porta San Marco, 161RIETI - Via Garibaldi, 139
AREZZO - Via San Lorentino, 51
FERENTINO(FR) - Via Guglielmo Marconi, 100
SORA(FR) - via lucio Gallio 9ARNARA - via dei fossi sncSALERNO - Via Galdo, 4
NAPOLI - Via degli Astronauti
AVELLINO - Via Circumvallazione, 55
AVELLINO - Piazza Trecine, 5
BARI - Via Garruba, 22
PALERMO - Via Tevere, 4
SASSARI - Via degli astronauti, 3
SIENA - Via Stalloreggi, 87
LAMEZIA TERME - piazza s.giovanni 17
TODI - Portici Comunali Piazza del Popolo
PARMA - Via Iacchia, 33
REGGIO EMILIA - Via Montefiorino, 10/h

lunedì 6 aprile 2009

ALL MUSIC chiude

L'ingegner De Benedetti avvia le procedure.

La risposta dei dipendenti.
La manovra dell’Azienda è licenziare per chiudere gli studi
di registrazione e le produzioni delle news, e affidare a
società esterne e/o interne al Gruppo Espresso tutte le
lavorazioni.
I lavoratori di All Music resteranno a casa e Radio
Deejay zitta zitta cerca personale!!!!!!!!!!!!!!!
L’AZIENDA NON TRATTA, NON RICOLLOCA, NON
VUOLE LA CASSA INTEGRAZIONE. L’AZIENDA
TACE, IL GRUPPO ESPRESSO TACE.
E NOI GRIDIAMO I NOSTRI LICENZIAMENTI PERCHE’
L’OPINIONE PUBBLICA DEVE SAPERE CHE UN
GRUPPO CON PIU’ DI TREMILA DIPENDENTI NON
TROVA POSTO A 29 PERSONE!!!!!!!!!
I lavoratori di All Music Spa
Milano, 30/03/09
e-mail: fallmusic@libero.it
internet: www.fallmusic.tk

domenica 5 aprile 2009

Piazzale Loreto è il male assoluto

(Adnkronos) - ''Da sinistra mi hanno accusato di essere andata in missione nell'ultradestra per conto del mio 'padrone'. Loro parlano di 'padroni', ragionano cosi'.
Ma io ho incontrato solo persone gentili, intelligenti, attente. Tra le due civilta' c'e' un abisso. Anzi, direi che civilta' si puo' definire solo la destra, che questa sinistra civile non e'''.
A parlare e' il sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi, che ieri sera e' stata ospite a Casapound, nello stabile occupato di via Napoleone III, a Roma, per presentare 'La mia vita e' stata una corsa', il documentario su Bettino Craxi realizzato dalla Fondazione che porta il suo nome.
Tra l'esponente del Pdl e i ragazzi di Cpi e' stato amore a prima vista.

La Craxi e' voluta intervenire nonostante le polemiche, liquidate in fretta con un ''non le capisco'', ed e' stato molto applaudita.
Era li' per ricordare suo padre, per ''ristabilire la verita''' su quello che e' accaduto nella recente storia d'Italia, e non si e' tirata indietro di fronte alle domande della sala, affollatissima, e a qualche provocazione. Alla fine del dibattito, dopo gli interventi di Gianluca Iannone, Massimo Carletti e Adriano Scianca, dopo la proiezione del film, visto in religioso silenzio, e il suo stesso intervento, alla Craxi e' stata regalata una bandiera di Casapound, raffigurante una tartaruga bianca e nera in campo rosso, che lei, scherzando, si e' avvolta addosso a mo' di mantello.
''Per dire grazie dell'accoglienza - ha spiegato poi - Dalla sinistra certo non l'avrei avuta''.
''A sinistra nessuno mi ha mai invitato a parlare di mio padre'', ha detto il sottosegretario, spiegando di essere felice di essere li', al di la' di tutto.

Proprio ricordando ''le battaglie di liberta''' condotte dal padre, e le stesse parole che il leader socialista, ''da antifascista'' e ''da patriota'', aveva pronunciato auspicando che l'Italia si potesse lasciare alle spalle la guerra civile, Stefania Craxi ha spiegato: ''A chi dice che il fascismo e' il male assoluto, io rispondo che piazzale Loreto e' il male assoluto''.

Sia consentito sommessamente osservare che il protagonista di Sigonella non è amato nè a destra nè a sinistra. La dignità nazionale non è per loro.

Lettori fissi