Nel link un articolo di Gabriele Adinolfi su quanto sta avvenendo intorno alla presenza a L'Aquila e alle necessità e alle inizietive
http://www.noreporter.org/index.php?option=com_content&view=article&id=12325:a-laquila-uno-scontro-di-civilta&catid=14:note&Itemid=18
Oltre che ricordare l'impegno di Casa Pound ci fa piacere proporre questa riflessione di Adinolfi ch ci pare porre il problema centrale
Il problema, ora, è di passare al più presto dall'assistenzialismo obbligato, che gli abruzzesi, gente fiera, vivono con un certo imbarazzo, alla ripartenza assoluta e autonoma dell'aquilano. Per questo si deve cambiare registro. E' necessario, per esempio, che anziché continuare a stoccare latte Parmalat o Granarolo, si faccia prioritariamente ricorso alle centrali abruzzesi del latte, che oggi sono paralizzate perché i loro luoghi di distribuzione sono stati occupati da ditte di fuori. Che s'inizi a ridurre il personale della Protezione Civile utilizzato per compiti di contorno, come i servizi ai tavoli che assorbono centinaia di persone di fuori, favorendo invece l'inquadramento attivo della popolazione locale che mal sopporta, giustamente, di fare la parte dell'assistita. Si deve, progressivamente, ribaltare il quadro. La cucina, la pulizia, i servizi, devono diventare autonomi e autoctoni. Non è cosa di poco conto; si scontrano, difatti, tre concezioni del sociale che sono a loro volta rivelatrici di autentici conflitti di civiltà. L'assistenzialismo da una parte (che è la concezione parastatal-parrocchiana), il conflittualismo da un'altra (i deliri alla Santoro) e infine la socialità pura, attiva, organica, integrale, selettiva e comunitaria.
In quest'ottica funziona il volontarismo puro offerto da Casa Pound, dal Soccorso Sociale e da tutti i volontari delle squadre di soccorso tricolore, in buona misura composte da terremotati. La gente lo capisce e non si limita quindi ad accogliere pasti, vestiti e sanitari dai due punti gestiti dai “Fratelli d'Italia” (Poggio Picenze e la zona Pile de L'Aquila). Se il nostro impegno si limitasse a questo sarebbe comunque significativo, visto che negli ultimi due giorni abbiamo rifornito oltre mille persone, ma non sufficiente. E' l'offrire il concetto di una speranza che fa affidamento sulle proprie energie oltre che sulla solidarietà militante, l'opera più importante che si sta compiendo e che la gente percepisce appieno......
Ieri sera, causalmente si è improvvisata una grigliata tra i volontari presenti e si è cotta carne per quarantotto persone. Si è verificato un via vai di gente del luogo che chiedeva magliette con la tartaruga, non per coprirsi ma per sentirsi in comunità, è stata richiesta una bandiera di Casa Pound firmata da tutti i volontari, da affigere sulla parete della casa che verrà! Una signora, sfollata, ha improvvisato una zuppa per cinquanta persone ed è venuta a portarcela, per partecipare.
Ecco la parola magica, quella su cui sin dovrà al più presto edificare la rinascita della città fortemente voluta da Federico II e che, miracolosamente(?) ha visto resistere indenni al terremoto gli edifici del Ventennio.
Non siamo qui solo per dare, che già è importante, ma per contribuire all'autonomia della polis e alla ripresa della civiltà. Questo non coincide con l'assistenzialismo che ingenera passività e lede la dignità e men che meno con le polemiche partigiane e con la filosofia della discordia infinita che produce odi e separazioni. La logica è semplice e chiara: una nazione, un popolo. Questo non significa affatto la catena di Sant'Antonio fatta di burocrati e questuanti e neppure l'eterno io contro di te. Questa logica, semplice e chiara, è quella che vuole la gente di abruzzo e che noi, rivolo verso un fiume in piena, intendiamo continuare a contribuire ad imporre con l'esempio, l'organizzazione e la normalità.
sabato 18 aprile 2009
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