lunedì 30 marzo 2009

Le t.shirt dei soldati israeliani

" Donna incinta? Un colpo due morti..."

"Un colpo, due morti": il disegno è un mirino di un cecchino che punta direttamente sul 'pancione' di una donna palestinese (nella foto)
-"Usa il preservativo": una mamma palestinese che tiene i braccio il suo bambino morto.
- Un’altra maglietta riporta un fumetto con un bambino palestinese, che nel crescere diventa prima un giovane lanciatore di pietre, poi un miliziano armato.
La didascalia dice "Non importa come inizia, siamo noi a decidere quando finisce la partita".
- "Ogni madre araba deve sapere che il destino del proprio figlio è nelle mie mani".
Notizia tratta dal quotidiano israeliano Haaretz che ha sottolineato la fornitura di t.shirt destinata a diversi battaglioni e brigate dell’esercito per celebrare la conclusione di alcuni corsi d’addestramento. Magliette che hanno fatto la fortuna, in poche settimana, dell’azienda tessile 'Adiv', di Tel-Aviv, specializzata nel rifornire i vari corpi dell’esercito di berretti, t.shirt e pantaloni.

sabato 28 marzo 2009

Preferiscono non farsi conoscere

PDL: CONGRESSO; FI DICE NO A STUDIO SU BASE PARTITO/ANSANON AUTORIZZATA RICERCA 4 UNIVERSITA' FATTA GIA' SU 13 PARTITI (di Paolo Cucchiarelli) (ANSA) - ROMA, 26 MAR - Manchera' alla ricerca nazionale sulle trasformazione dei partiti politici il pezzo piu' pregiato: il Pdl. All'ultimo minuto, quando gia' An aveva detto di si', e' arrivato il no di Fi che impedira' all'Osservatorio italiano sulle trasformazioni dei partiti politici, di fatto una task force che ha monitorato e studiato da vicino i mutamenti che hanno attraversato le 13 formazioni politiche del nostro Paese, proprio il partito che nasce durante il weekend. Il bello e' che a finanziare il progetto, oltre alle universita' di Firenze (Marco Tarchi, che coordina la ricerca), quella di Bologna (professor Aldo Di Virgilio), quella di Cosenza (professor Francesco Raniolo) e Trieste (professoressa Anna Bosco) e' il ministero della Ricerca Scientifica che lo ha ritenuto l'iniziativa di studio ''Progetto di ricerca di interesse nazionale''. La tranche del finanziamento statale e' di 70.000 euro. Lo studio avviato sui partiti ha visto i ricercatori e i professori monitorare, vivisezionare, analizzare da vicino i delegati, la classe dirigente, le aspettative e gli obiettivi della Margherita, dei Ds, poi del Pd come dell'Udeur o del Nuovo Psi. Insomma, tutti, nessuno escluso. Per il Pdl avevano preparato un questionario di 18 pagine rigorosamente scientifico, in parte comune alla ricerca, in parte disegnato ad hoc per sondare nel profondo l'hanimus del nuovo partito. Ma ora non se ne fara' nulla. Tarchi, presidente del corso di laurea in Scienze politiche a Firenze e tra i politologi piu' interessati al mondo del centrodestra e' molto dispiaciuto. La ''grande ricerca'' sui
partiti che cambiano sara' monca, orba del pezzo piu' importante. ''Sono stupito e molto rammaricato - dice Tarchi - perche' sinora tutti i partiti italiani contattati, inclusi Forza Italia e, pochi giorni fa, Alleanza Nazionale, avevano collaborato con ampia e cortese disponibilita' alla ricerca che, comprendendo l'intero sistema partitico italiano, avra' certamente un grave danno dall'impossibilita' di raccogliere i dati relativi al Pdl. E' stata negata l'autorizzazione a presenziare al congresso di fondazione del Popolo della liberta' e a distribuire ai delegati un questionario su cultura politica, organizzazione e strategia del partito''. ''L'accredito al gruppo di 8 ricercatori che avrebbe dovuto distribuire, far compilare e ritirare i questionari non e' stato concesso per 'motivi di sicurezza' - si stupisce il professore - E' la prima volta che l'Osservatorio si vede opporre un diniego, da quando, nell'ottobre 2002, ha intrapreso le sue ricerche, monitorando i congressi di tutti i partiti italiani (ultimo, giorni fa, quello di Alleanza nazionale). Ovviamente, il divieto sara' di pregiudizio alla ricerca condotta, di cui si prevede la pubblicazione in tre volumi nel prossimo anno''. Il professor Di Virgilio ha tenuto i contatti per arrivare a poter effettuare la ricerca. ''Abbiamo avuto due canali. Il comitato toscano di Fi e la fondazione Farefuturo. Da An abbiamo avuto subito un si'. Lunedi', dopo che avevamo presentato tutta la documentazione e la relativa domanda c'e' stato detto che era stato deciso di dire di 'no' a tutte le iniziative analoghe alla nostra. Il nostro pero' non e' un sondaggio: e' una analisi per capire cosa c'e' nel profondo di questo partito. Il no ci ha chiuso ogni possibilita'. Ora abbiamo chiesto, ma non credo che
se ne fara' nulla, di poter fare una rilevazione ex post. Cioe' di avere l'indirizzario degli iscritti e di inviare per posta il questionario. Di fatto - spiega il professore - due sono state le ragioni del diniego alla nostra ricerca: questioni di sicurezza cioe' la presenza del Presidente del Consiglio, 13 ministri e 6000 delegati e appunto il no a qualsiasi sondaggio''.(ANSA).

venerdì 27 marzo 2009

potenziamento di consulblog

L'arrivo di Claudio rinforza la redazione del nostro blog che potrà offrire....qualche bruscolino.

giovedì 26 marzo 2009

INCURSIONI

E' disponibile il quarto numero della rivista Incursioni, intitolato "Il crepuscolo della massa".
E' possibile leggerne l'indice, visitando il sito dell'associazione (www.centrostudimeridie.it) che,fra le altre attività,la edita.

Ha cambiato idea

Mussolini non era un grande statista

mercoledì 25 marzo 2009

Fosse Ardeatine

La notiziola riportata in questo blog lo scorso 18 marzo ha avuto scarsissimo rilievo nella stampa ma purtuttavia ha spinto taluni a polemizzare con il giornalista di AVVENIRE.
Credo piu' interessante pubblicare la lettera pervenuta al citato quotidiano
Ho seguito con molto interesse su Avvenire gli articoli su via Rasella e sul manifesto contestato (c’è stato, non c’è stato) e il documento lasciato dal dottor Vittorio Claudi, che ne ricorda l’affissione in piazza Verdi, e gradirei che il suo giornale mi desse la possibilità di dare il mio modesto contributo alla verità su quella tragica pagina della nostra storia. Sono Teresa Aguglia Bentivegna [seconda cugina di Rosario Bentivegna, ndr] e al tempo dell’attentato ero solo una bimbetta di tre anni, per cui non posso e non ho infatti alcun ricordo dell’accaduto. Ma, crescendo, ho da sempre sentito raccontare dai miei, con pena sofferta, il racconto dell’attentato e l’eccidio tedesco che ne seguì come rappresaglia. Dico con pena sofferta da parte dei miei, perché il nome dell’attentatore è sempre stato noto alla mia famiglia (allora residente in Sicilia), così come era da sempre noto che il comando tedesco lanciò un ultimatum, tramite manifesti, affinché l’esecutore, o gli esecutori, si presentassero. In caso contrario sarebbero stati fucilati dieci italiani per ogni soldato tedesco morto. Nessuno si presentò, e 320 italiani innocenti pagarono per quella bomba esplosa al passaggio dei soldati del battaglione Bozen che attraversavano via Rasella. L’autore dell’attentato per quel gesto fu insignito di diverse onorificenze, e qualche anno fa la Cassazione ha classificato il suo gesto come missione (o atto) di guerra. A mio parere, il documento del dottor Claudi non fa altro che convalidare ulteriormente una verità che moltissimi hanno sempre saputo. Chi ha negato in tutti questi anni l’esistenza di quel manifesto, evidentemente lo ha sempre fatto in perfetta malafede, mentendo e sapendo di mentire.
Teresa Aguglia Bentivegna, Roma

http://www.avvenire.it/Cultura/Via+Rasella+divide+ancora_200903250900084930000.htm

martedì 24 marzo 2009

Da Repubblica di ieri (titolo)


e di oggi (sottolineatura nostra)

"ROMA - La Commissione europea ritiene che le dichiarazioni del Commissario Ue agli Affari Economici, Joaquin Almunia, riportate dalla stampa italiana oggi siano state presentate in modo "tendenzioso e non responsabile". "I mercati sono sufficientemente nervosi per non aggiungere altro nervosismo" ha detto la portavoce Amelia Torres. "Il commissario Almunia non ha detto quel che leggo" negli articoli", risponde così la portavoce della Commissione europea, Amelia Torres, responsabile dell'Economia, che parla di "articoli tendenziosi, non molto seri e non molto responsabili... La situazione è abbastanza seria ed i mercati sono così nervosi che non è proprio necessario rincarare la dose". La portavoce ha ricordato le parole del commissario europeo all'Economia, Joaquin Almunia, il quale ieri in una conferenza si è limitato a dire che "ci sono alcuni Paesi che in passato non hanno fatto gli sforzi necessari... che hanno un grosso debito, e non sono ora nella migliore delle situazioni per avere dei margini di manovra". La portavoce ha ricordato del resto che si tratta dello stesso giudizio contenuto "nel parere della Commissione europea sul piano di stabilità italiano aggiornato, parere che è stato fatto proprio dal Consiglio Ecofin".

lunedì 23 marzo 2009

Dalle prime pagine

Il signor Emanuele Filberto Savoia ha vinto la sfida del format televisivo"Ballando con le stelle".
Il signor Gianfranco Fini archivia A.N. sostenendo :
"No a una corrente nel Pdl che si richiami ad An. Sì a un nuovo partito che si riconosca nei valori del Ppe."

mercoledì 18 marzo 2009

da "L'Avvenire" del 17 marzo

...."Poi, nel memoriale di Vittorio Clau­di, un lampo: «Io ricordo perfetta­mente un manifesto affisso a Piaz­za Verdi, di fronte al Poligrafico (…) che recava tra due bande nere, una sopra e una sotto, l’avvertimento che qualora l’autore ( o gli autori) dell’attentato non si fosse presenta­to, ci sarebbe stata l’esecuzione di 10 uomini per ogni soldato tedesco, secondo la legge di guerra tedesca». Una fonte non sospetta dunque ri­mette in gioco quel che è stato sem­pre graniticamente negato da auto­ri e mandanti dell’attentato di via Rasella: ovvero l’esistenza del ma­nifesto, in base al quale la respon­sabilità dei partigiani sarebbe più pesante. "

La famiglia Claudi ha operato attivamente con la resistenza nascondendo nella clinica romana di proprietà resistenti e israeliti

venerdì 13 marzo 2009

34 anni dopo

"Il 13 marzo 1975, verso le ore 13, Ramelli Sergio residente a Milano in via Amadeo 40, stava appoggiando il motorino poco oltre l'angolo con via Paladini nei pressi della sua abitazione. Veniva aggredito da alcuni giovani armati di chiavi inglesi: il ragazzo, dopo aver tentato disperatamente di difendersi proteggendosi il capo con le mani ed urlando, veniva colpito più volte e lasciato a terra esamine. Alcuni passanti lo soccorrevano e veniva ricoverato al reparto Beretta del policlinico per trauma cranico (più esattamente ampie fratture con affondamento di vasti frammenti), ferita lacero contusa del cuoio capelluto e stato comatoso. Nelle settimane successive alternava a lunghi periodi di incoscienza brevi tratti di lucidità e decedeva il 29 aprile 1975"
(dagli atti del Processo)

giovedì 12 marzo 2009

Analisi

'Fini ha tutti gli elementi per andare al Quirinale. Di fatto si sta contrapponendo a Berlusconi'. Lo ha detto Francesco Cossiga. 'E' il preferito dal centrosinistra per come si è schierato sul caso Englaro, se non si è circonciso, mentalmente lo è, manca solo che si iscriva all'Associazione partigiani...'. Per Cossiga, Berlusconi non salirà sul Colle: è 'una figura di rottura'. Fini invece non potrebbe governare: 'Non ha mai amministrato neanche un condominio di 4 appartamenti'

mercoledì 11 marzo 2009

Un libro da leggere



Il Campo del possibile
Sguardi sulla modernità sociale, politica e culturale
Edizioni Controcorrente
euro 30


Thibault Isabel

L’intuizione fondamentale che percorre Il campo del possibile è che la modernità manifesta uno squilibrio che assume la forma di una turba maniaco-depressiva. Poche epoche hanno conosciuto un disagio umano così profondo quanto l’Occidente contemporaneo. Contrariamente a ciò che pensano gli antimoderni radicali, la modernità ha certo realizzato una serie di progressi, ma ha anche instaurato una rottura decisiva con le ere passate per quanto riguarda la valutazione di sé e del mondo. Il repentino sviluppo delle scienze e della tecnica ha fatto nascere speranze che non potevano essere esaudite. Il senso della misura ha ceduto il passo a slanci di entusiasmo irrealistici che, una volta frustrati, si sono mutati in sconfinata disperazione. Questa condizione coincide con l’estensione di una cultura planetaria sotto l’egida prima degli internazionalismi capitalista e comunista, poi del solo liberalismo apparentemente trionfante.
Oggi è forse giunto il momento di riallacciare i legami con la saggezza antica, secondo la quale il valore di un regime politico non deve essere valutato soltanto in funzione della sua efficacia, ma anche della virtù che si sforza di suscitare nei cittadini. Virtù va qui intesa nel senso classico del termine: un impulso dell’anima, una forza generale del carattere che permette di manifestare generosità, magnanimità e coraggio.

martedì 10 marzo 2009

Mercenari

Da IlFondo :
Oggi mi va proprio di ringraziare apertamente una casa editrice intelligente, la Mursia, un autore di calibro seppur di giovane età, Ippolito Edmondo Ferrario , Luciano Lanna per l’impeccabile prefazione al di cui qui testo, i Mercenari italiani e non…
Sì oggi, schiettamente, voglio dire grazie a tutti coloro su citati per il volume, appunto, Mercenari gli italiani in Congo 1960.
Lettura veloce, agile, curiosa. Stile infallibile e, giornalisticamente parlando, di taglio franco, intimo e diretto. Di più non si può e non si deve chiedere…
Ippolito Edmondo Ferrario è una vera miniera di informazioni a tal riguardo. Scrittore e giornalista del Secolo d’Italia, nato nel 1976, Ferrario è già autore di saggi e romanzi.
Luciano Lanna scrive di lui, partendo dalla rimozione della sindrome deficiente del e sul Mercenario in Congo ed oltre, figura seccante da ricordare nella vulgata storica: «… Adesso c’è anche Ippolito Edmondo Ferrario che quel tabù lo rompe definitivamente, riuscendo a raccontare anche un’altra Africa italiana, quella forse più rimossa e più scomoda e che riguarda l’epopea degli anni Sessanta in cui molti italiani tra i venti e i trent’anni abbandonarono la vita di tutti i giorni per tentare l’avventura nel Continente Nero… Ecco Ferrario ci restituisce adesso i ricordi, i volti, le senzazioni, le memorie e anche qualche nome di questi italiani sconosciuti ai più… Di questa Armata Brancaleone - proprio così la definisce più di qualche reduce - le pagine di Ferrario ripercorrono per la prima volta alcune biografie, ricordando anche qualcuno che in Africa ha lasciato la vita come il coraggioso veneziano Italo Zambon o il Pedersoli… E adesso, anche grazie a Ferrario, questi ragazzi e la loro epoca possono rientrare a pieno titolo nella memoria condivisa di un’Italia che, avviatasi nel ventunesimo secolo, sta finalmente liberandosi di tanti veti e tabù che ne hanno lacerato la tenuta nella seconda metà del Novecento». Ed allora subito a scorticare via dall’immaginario collettivo quella fotografia di stantio stereotipo che vuole il mercenario solo, soltanto e solamente brutto, sudicio, cattivo ed avido. Ed a restituire al «mestiere delle armi» quella sua dignità professionale che ha dovuto sobbarcarsi, in passato, i cosiddetti lavori sporchi di cui non si doveva risciacquar pubblicamente. Con la domanda che ha un sapore di certo rimpianto: «Ma i Mercenari possono ancora esistere e sussistere?».
Il resto lo lascio dire all’autore stesso che ringrazio per la sua piena disponibilità.
Diciamolo subito, Ippolito, a chi saranno devoluti i diritti d’autore di questo tuo libro?
I diritti d’autore verranno devoluti a Popoli Onlus, associazione onlus, appunto, impegnata nell’aiuto concreto quali ospedali da campo ed altro, del popolo Karen perseguitato dalla giunta militare repressiva del governo birmano. Gli appartenenti a Popoli sono persone che rischiano ogni giorno la vita in prima persona e che non hanno certo la notorietà od i riflettori che sono dedicati ad analoghe Onlus come Emergency di Gino Strada. Già solo per questo sono doppiamente meritevoli.
Quanti libri al tuo attivo? E per il futuro?
Ne ho diversi all’attivo anche se alcuni chiamarli libri è un azzardo. Sono ancora un principiante, che, però si è fatto una bella gavetta. Attualmente ho tre volumi in lavorazione: uno sulla musica cosiddetta “alternativa” degli anni 70′, uno sulla guerra d’Algeria (ma non posso dire di più) e poi sto scrivendo un libro in memoria, e sottolineo il concetto “in memoria” di Giancarlo Esposti, militante di Ordine Nero assassinato a Pian del Rascino in un conflitto a fuoco con i carabinieri.
Di quale Africa parli in “Mercenari”? Qual’è la tua Africa? Quale l’Africa Italiana? Congo ma non solo? Quei lontani anni ‘60?
Sarò sincero. La mia Africa è quella che so per sentito dire… non ho l’indole del viaggiatore. Sono un curioso di natura, m’interessano gli avvenimenti “diciamo dimenticati”, soprattutto quando sono volutamente ignorati. Ho cercato di raccontare una piccola parte di storia italiana svoltasi nel Congo degli anni 60, quando diversi ragazzi partirono per l’ex colonia belga inseguendo un sogno, un ideale e diventando per la storia, quella ufficiale, dei semplici mercenari. In quel paese lontano dalla civiltà europea, credo che avvenne qualcosa di speciale e di unico, che è sempre stato raccontato a metà o peggio con faziosità. Il Congo fu, in quel periodo (dopo l’indipendenza e durante la guerra civile), il crocevia di moltissimi combattenti del secondo conflitto mondiale, ex Wermacht, SS, legionari, inglesi ecc. che, non riuscendo ad accettare la nuova Europa, tentarono ivi l’avventura e non solo quella. Si venne a creare, così, un variegato ed interessante mix di umanità europea nel quale ognuno aveva alle spalle una sua storia personale, a volte di carattere straordinario. Pure gli italiani vi arrivarono numerosi. Non solo i ventenni ma anche quei quarantenni che avevano vissuto l’esperienza della RSI. Due generazioni a confronto, dunque, insofferenti all’Italia del boom economico degli anni 60′.
Chi sono i Mercenari? E quale il loro “mestiere delle armi”? Facciamo un gioco di associazioni, se ho ben capito: RSI, Para, Legionari e loro associazioni, Affreux, Mercenari. Cos’altro o meglio chi altro? Quali furono i loro ruoli? “Via il consumismo” ed avanti con l’aiuto….
I mercenari, chiamiamoli così, erano italiani, ragazzi che allora non digerirono l’atteggiamento buonista e codardo del governo italiano che di fronte al massacro degli aviatori italiani di Kindu proseguì nella missione di pace come se nulla fosse accaduto. Ricordiamo che a Kindu furono massacrati, fatti a pezzi e poi mangiati tredici aviatori italiani impegnati nella missione Onu per portare generi di primo soccorso ai civili congolesi. Bene, molti ex paracadutisti che frequentavano le sezioni ANPDI (Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia) di allora, non tollerarono che il governo proseguisse la missione Onu senza batter ciglio. Sentivano il bisogno di giustizia, di vendicare i propri commilitoni uccisi perché inermi. A questo desiderio di giustizia subentrarono altri fattori: il fascino dell’avventura e l’insofferenza per il mito dell’Italia borghese di quegli anni riassumibile nella triade posto di lavoro sicuro, macchina, mutuo per la casa. Questi ragazzi, ribelli nel senso migliore del termine, nel Congo intravidero una possibilità di riscatto e di avventura. Non dimentichiamo, poi, che c’era per loro la possibilità di impugnare le armi e di combattere contro lo spettro del comunismo che anche e già nell’allora Africa dilagava.
Mercenari italiani ma non solo… “Tabù storiografico e censura”. Perché? Ed ancora cosa su tutti quelli, di mercenari, che vennero trucidati e letteralmente mangiati?
Censura e tabù storiografici hanno pesantemente condizionato tutta la faccenda. Il termine mercenario nell’immaginario collettivo già di per sé non suscita immagini positive. Se poi lo associamo in tempi moderni ad un gruppo di italiani, certamente con simpatie neofasciste e pronti a mettersi in gioco in prima persona, ecco che la censura deve, propriamente, intervenire. Così si dimentica il fatto che molti di questi italiani in Congo salvarono, letteralmente, civili, religiose e religiosi, bambini, dai massacri. Si è, purtroppo, preferito additarli come biechi sanguinari alla mercè del migliore offerente. Cosa tra l’altro neppure vera tra i soldati di ventura della vecchia generazione, per intenderci quelli alla Bob Denard. Il fattore politico giocava e giocò sempre un ruolo di primo piano. Si andava a combattere per una parte o per l’altra non solo per i soldi ma sapendo per quale causa ci si batteva. È pur vero, e non lo si può negare, che molti di questi soldati di ventura, idealisti, furono sfruttati dai giochi di potere dalle super potenze. Questo, però, è un altro discorso più vasto e complesso.
“Che faccia ha un mercenario”? Quale la sua psicologia?
Posso essere sincero? Nel corso della mia indagine giornalistica, ho conosciuto persone normali… Persone normali con storie incredibili. Veri e propri “ragazzi di sessant’anni e più” con uno spirito ancora oggi da fare invidia a un ventenne. Questione evidentemente di mentalità. Inquadrarli dal punto di vista psicologico non è semplice. Più che altro per non cadere nella retorica becera da sociologo di provincia. Ripeto, questi “ragazzi” furono dei ribelli e lo sono ancora, seppur in modo diverso da allora. Una particolarità che concedo a voi in quest’intervista: le cene e le serate più divertenti degli ultimi mesi le ho passate proprio con loro. Non ho mai riso così tanto. Anche grazie alla loro capacità di sdrammattizzare e di raccontarsi in modo semplice e con una forte autocritica. Cosa che difficilmente si riscontra in altri ambienti…vedi quelli della Resistenza italiana, dove tutti sono eroi e tutti eredi di grandi imprese.
Esistono ancora i mercenari? O meglio, quali sono quelle cause od elementi che possano permettere la sussistenza del mercenario? Insomma è ancora il tempo dei Mercenari con la “M” maiuscola?
Oggi i mercenari si chiamano Contractors ed operano attraverso agenzie utilizzate da multinazionali e superpotenze. Non voglio dare giudizi affrettati sulle persone che, oggi, fanno questo mestiere. Varrebbe la pena comunque incontrarli e conoscerli (mi sto già muovendo in questo senso) e raccontare anche di loro in un altro saggio per percepire le eventuali differenze o somiglianze. Non sono uno che ama dare giudizi senza conoscere prima i fatti e non mi permetterei mai di scrivere un libro per denigrare un “X” ambiente o “X” persone. Preferisco tenere un atteggiamento costruttivo che non significa, certo e però, santificare o idealizzare cose o persone. Questo sia chiaro. Di certo convengo sulle eventuali attinenze e conseguenti differenze tra i ragazzi mercenari di allora e quelli di oggi.
Bob Denard… e gli altri. Chi erano? E Come hai contattati i “nostri” mercenari?
Bob Denard era un soldato libero, libero di scegliere da che parte stare e combattere anche se indubbiamente operò sempre dalla parte della Francia o comunque con il suo appoggio. È una figura che non si può liquidare in poche righe. Nel mio libro ho affidato il suo ricordo ad una persona che ebbe modo di lavorare con lui. Per contattare i vecchi mercenari mi sono affidato alla bontà e alla fiducia degli amici dell’ANPDI di Milano che hanno creduto nel mio progetto e mi hanno messo in contatto con i reduci del Congo.
Mercenari tra cinematografia, editoria e musica?
Naturalmente l’impatto mediatico dei mercenari, dal cinema ai libri, passando per la musica, è sempre stato forte. Se qualcuno mi dovesse chiedere di parlare dei mercenari del Congo o comunque dell’Africa del secolo scorso attraverso uno di questi filoni e di riassumere il discorso attraverso un film e una canzone suggerirei questo: a livello musicale di ascoltarsi la bellissima canzone “Il mercenario di Lucera” cantata negli anni 60′ da Pino Caruso al Bagaglino di Roma, motivo che riassume perfettamente la filosofia dei vecchi mercenari di cui parlo nel libro. Ed un film per tutti “I quattro dell’oca selvaggia”, una pellicola ben confezionata, con ottimi attori e calzante alla vita mercenaria che ho cercato, in parte, di raccontare.
A conclusione, chi ringrazi per questo tuo lavoro? E a chi lo dedichi?
Ringrazio i mercenari prima di tutto che si sono fidati del sottoscritto ed accordandogli la loro fiducia. Il che non è poco. Si tratta di persone che per quarant’anni non hanno mai cercato i riflettori e che si sono concesse alle mie interviste dopo misurata meditazione. Poi devo ringraziare gli amici dell’ANPDI di Milano, in particolare Mauro Melchionda, sempre pronto e disponibile nei miei confronti. Il libro lo dedico a mia figlia ed ai ragazzi d’oggi. Credo che in questo caos attuale ci sia ancora, seppur sepolto, in qualcuno un sano spirito di “ribellione” che va incanalato nella giusta direzione. Con questo libro racconto come alcuni giovani, seppur di tanti anni fa, diressero la loro esistenza in imprese magari non memorabili, ma certamente da non dimenticare.

lunedì 9 marzo 2009

TRE IDEE per il 5 per mille

Anche quest'anno puoi destinare il 5 per 1000 a favore di:
Casa Pound:COOP. L'ISOLA DELLE TARTARUGHE SOC.codice: 09301381001www.casapound.org

l'Uomo Libero:ASSOCIAZIONE DI INTERVENTO SOCIALE E CULTURALE L'UOMO LIBERO ONLUScodice: 00670160225 www.luomolibero.it

Popoli:COMUNITA' SOLIDARISTA POPOLI - ONLUS codice: 03119750234 www.comunitapopoli.org

Destinare il 5x1000:->
non costa nulla ->
non è alternativo all’8x1000 (destinato alle confessioni religiose) ->
è facilissimo:
è sufficiente compilare la scheda del 5xMille presente in tutti i moduli per la dichiarazione dei redditi (CUD, 730 e Unico).

giovedì 5 marzo 2009

CASA POUND bonifica ambiente

Questa mattina militanti di Casa Pound Roma hanno iniziato l’operazione di bonifica della enorme discarica di via Mastrigli”.
Così inizia la nota di Andrea Antonini, capogruppo de La Destra in XX Municipio e coordinatore regionale di Casa Pound Italia.
“Dal 1983 politici di varie appartenenze interrogano le istituzioni per chiedere conto dello scempio di via Mastrigli; lì uno dei tanti speculatori romani, Callarà, ha pensato bene di edificare un residence suddiviso in tanti piccoli loculi da 10 metri quadrati all’interno dei quali stipare un numero indefinito di extracomunitari che vivono in condizioni disumane e pericolose per sé e per il quartiere”.

Continua Antonini “Che pericolosità ambientale ci sia, lo dimostra il sequestro della magistratura dell’area di parcheggio del residence stesso, edificata su almeno tre strati di rifiuti “da cantiere” lì sotto nascosti; lo dimostrano, soprattutto, i tre morti contati dal residence - di uguale tipologia - costruito dal signor Callarà in via Pieve di Cadore”.
Conclude Antonini “Ebbene, noi pensiamo che il tempo delle interrogazioni sia finito; all’assessore De Lillo comunichiamo che il tempo delle chiacchiere è terminato, la sua sfilata post-elettorale in via Mastrigli è stata compiuta, ora è arrivato il momento di dimostrare da che parte sta, se da quella dei cittadini romani di via Mastrigli o da quella di Callarà.
Se non provvederà lui a ciò che è stato preposto a fare, porteremo periodicamente sotto casa sua un po’ di quei materiali che da anni giacciono davanti al residence-ghetto di via Mastrigli, così che la mattina possa rendersi conto di cosa significhi vivere sopra una discarica”

martedì 3 marzo 2009

FARE VERDE:una riflessione su uno scandalo alimentare

Un primo passo, forse piccolo, ma e' arrivato.
Ci sono voluti quasi quattro anni perche' un giudicie di pace di Giarre prendesse il toro per le corna e constatasse quello che agli occhi di tutti pareva ovvio.
Nell'emergenza scoppiata nel 2005 sul latte all'ITX Tetrapak e Nestle' giocarono un ruolo importante e provocarono danni alla salute.
Come si ricordera', il caso ebbe un'eco mondiale vista l'importanza dei due gruppi coinvolti che dappirma provarono a negare qualunque responsabilita', poi a minimizzare contando sull'effetto tempo, ovvero sullo scorrere dei mesi e degli anni che finisce per far dimenticare ogni vicenda, anche le piu' gravi.
Del resto, per esempio, quasi nessuno ricorda che i piu' grandi scandali alimentari europei e piu' in generale mondiali hanno visto coinvolte alcuni tra i piu' noti nomi dell'industria alimentare e quasi mai piccoli produttori che sono i primi pero' a fare i conti con una legislazione che sembra fatta apposta per penalizzare i piccoli, dietro il paravento di misure burocratiche volte a tutelare solo nominalmente la salute, si pensi per tutti ai casi che hanno riguardato alcuni prodotti tipici alimentari italiani, e avvantagiare la produzione di alimenti su base industriale.
Con tutto quello che ne consegue.Lo scandalo, perche' tale fu, dell'ITX venne preso di petto da Fare Verde che non ha mai creduto troppo alla veste ecologista di cui si ammanta un'azienda come Tetrapak, forse la maggiore azienda al mondo interessata ad evitare il reintegro di qualsiasi forma di vuoto a rendere sui contenitori.
E che anche nella circostanza mostro' reticenze e posizioni degne dei peggiori standard comunicativi.
Sulla Nestle' non c'e' molto da dire se non che forse nella circostanza ha avuto meno responsabilita' che in altre ben piu' drammatiche circostanze.
La battaglia condotta da Fare Verde qualche risultato lo provoco', a partire dalle migliaia di firme raccolte perche' venisse introdotto l'obbligo perche' le confezioni di latte per bambini venissero vendute in altri materiali a minor impatto ambientale e maggiormente sicuri.
E se non altro segnalo' il problema ad una fascia di popolazione che sino ad allora aveva, ignara, riempito i propri frigo di ogni ben di Dio con confezioni rigorosamente in Tetrapak.
La decisione del giudice di Giarre non sappiamo se produrra' effetti a catene e soprattutto immaginiamo che possa venire ribaltata in altri gradi di giudizio - Fare Verde c'e' passata con la vicenda dei bastoncini cotonati anni fa, come forse qualcuno ricordera' - ma rimane un piccolo segnale di civilta' e di giustizia di cui, di fronte allo strapotere di certe lobbies c'e' tanto bisogno.

lunedì 2 marzo 2009

In morte di Miguel Serrano

La notizia della morte dello scrittore cileno ci spinge a ricordare un bell'articolo su di Lui apparso ne
IL FONDO magazine
http://www.mirorenzaglia.org/?p=1574

domenica 1 marzo 2009

Blocco studentesco

da Adnkronos 28 febbraio 2009 - "Il bilancio di queste elezioni e' piu' che positivo. Il Blocco Studentesco ha ottenuto il 12% delle preferenze e due consiglieri, la nostra lista e' stata la piu' votata dopo quelle vicine al Pd e al Pdl. Ancora una volta il Blocco si confermato come il movimento giovanile piu' importante di Roma". Lo afferma Guelfo Bartalucci, responsabile romano scuole del Blocco Studentesco e neo-eletto consigliere al consiglio giovanile del XIX Municipio di Roma.
"Il nostro risultato - aggiunge Bartalucci - assume maggiore importanza se si considerano il poco tempo avuto da noi per fare campagna elettorale e il fatto di essere l'unica lista a non avere partiti di riferimento. Dopo i due principali partiti nazionali ci siamo noi, mentre la sinistra antagonista con la sua lista ancora una volta ha raccolto meno consensi del Blocco arrivando quarta e la lista collegata all'Udc si posizionata quinta senza ottenere nessun consigliere".

Il fondo magazine

Sull'usura, il signoraggio, il debito pubblico e altre frivolezze


Amanda Incardona intervista Marco della Luna

http://www.mirorenzaglia.org

Lettori fissi